“E’ da incrementare in tutte le Diocesi del mondo l’iniziativa ‘24 ore per il Signore’ da celebrarsi nel venerdì e sabato che precedono la IV domenica di Quaresima. Mi auguro che le nostre chiese possano rimanere aperte 24 ore consecutive per accogliere quanti vorranno prepararsi alla Santa Pasqua celebrando il sacramento della Riconciliazione…Poniamo di nuovo al centro con convinzione questo sacramento, perché permette di toccare con mano la grandezza della misericordia. Sarà per ogni penitente fonte di vera pace interiore” (Misericordiae vultus, 17). Fedele alla sollecitazione di Papa Francesco, la nostra arcidiocesi ha vissuto – venerdì 9 e sabato 10 marzo – due intense giornate di preghiera e di silenzio, allo scopo di girare lo sguardo verso Gesù (cum-vertere) e di fissarlo sulla sua persona.
Cuore dell’iniziativa è stata la chiesa di San Giacomo, dove si sono alternate adorazione eucaristica, liturgie penitenziali comunitarie, confessioni individuali, vespri solenni: esperienze culminate sabato mattina nella Santa Messa presieduta da S.E. Mons. Piero Coccia, concelebrata da don Marcello Balducci e animata dalle sorelle della fraternità monastica alla cui cura la chiesa è affidata. Questo è un momento propizio – ha detto il nostro arcivescovo – per metterci di fronte al Signore e pregarlo per noi, per l’umanità in travaglio, per la Chiesa universale e per la nostra Chiesa locale, mettendo al primo posto le vocazioni alla vita sacerdotale e religiosa.
Il Vangelo di Luca – ha proseguito – suggerisce anche di chiederci “come” preghiamo: se con l’ipocrisia e l’arroganza del fariseo, che, standosene baldanzosamente i piedi, sfoggia i propri meriti e disprezza i peccatori, allontanandosi di fatto dal cuore di Dio che non disprezza nessuno; oppure con l’umiltà del pubblicano, colmo di dolore perché consapevole della sua incoerenza e del suo bisogno di perdono, ma nello stesso tempo pieno di fiducia perché sa che attraverso la sua umanità piena di limiti si può manifestare la presenza del Signore. Questa alternativa radicale, per la quale passa la sottile lama della libertà, si pone ancora a noi oggi: o il moralismo arrogante di chi si considera onesto e si fida di se stesso oppure l’umile consapevolezza di doversi sempre rialzare dalle proprie cadute e di doversi affidare alla misura senza misura di Dio.