Una riflessione sulla memoria della Shoah molto partecipata quella che il professor Guido Pisi, docente di italiano e storia, collaboratore della Fondazione Villa Emma e per 20 anni direttore dell’Istituto storico della Resistenza e dell’età contemporanea, ha offerto ai presenti venerdì 26 gennaio alla Mediateca Montanari. Ad introdurre l’incontro dal titolo “Eredità del male, tentazione del bene”, Valeria Patrignani, direttrice dei Servizi Bibliotecari e Mario Annoni presidente dell’Istituto di Storia Contemporanea della provincia di Pesaro e Urbino. Il professor Pisi è partito da una delle tante drammatiche storie di chi, deportato ad Auschwitz, non ha fatto più ritorno a casa, la storia di tre fratelli ebrei Luciano, Viviana e Roberto Fano, figli di Ermanno e Giorgina. I piccoli, nati a Pellegrino Parmense, vissero un esistenza serena accanto ai propri genitori fino al 1938 quando le leggi razziali emanate dal governo fascista li costrinsero a un cambiamento di vita radicale. Ermanno fu costretto a lasciare il lavoro e i bambini a lasciare la scuola. Dopo un periodo di trasferimenti da un paese all’altro per cercare di vivere ancora dignitosamente, l’8 dicembre la famiglia venne arrestata. Il 5 aprile 1944, purtroppo, si aprirono per loro i cancelli di Auschwitz e morirono nelle camere a gas. “Auschwitz – ha messo in evidenza il professor Pisi – rappresenta un fenomeno e nello stesso tempo un paradigma.
Un fenomeno perché è un caso singolare di un sistema complesso creato dal Terzo Reich per sopprimere oppositori politici e categorie “indesiderate” e rappresenta un paradigma di un male radicale”. Se tra i carnefici ci fu la tendenza ad azzerare ciò che era avvenuto, i sopravvissuti sono invece diventati testimoni di quell’orrore. “I loro racconti, ricchi di emozione e dolore, ci hanno aperto gli occhi su una sofferenza senza fine che gli essere umani sono stati capaci di infliggere ad altri esseri umani”. Tra i testimoni del nostro tempo Pisi ha citato più volte Primo Levi, figura di notevole importanza per il suo incessante lavoro di educazione verso le nuove generazioni. Anche il comune di San Costanzo, come altri comuni, ha voluto ricordare la Giornata della Memoria con il convegno, moderato da Fiorenzo Martini, “Popoli in movimento: turismo e ius soli” organizzato dall’Amministrazione Comunale.. Ad introdurre il tema il professor Kammerer che, da una analisi del contesto sociale, ha evidenziato come viviamo in una condizione di paura dell’altro, una condizione questa che “mangia l’anima”. Proseguendo nel solco aperto dal professor Peter, Luigi Alfieri, ha approfondito la questione dell’essere nomadi. “L’uomo è intrinsecamente nomade, è una creatura imperfetta che non ha un suo luogo, senza la tecnica e la cultura creperebbe! Non esistono razze, la genetica ce lo ha dimostrato, ma esistono solo mutazioni della pigmentazione della pelle causate dall’adattamento a certi luoghi”. Per concludere questa riflessione, Gianni Giacomelli, ha voluto osservare come l’alterità è una dimensione ordinaria dell’uomo. Gesù è stato il più grande dei migranti compiendo un viaggio colossale dal cielo alla terra, la stessa religione richiede una migrazione, una conversione, un cambiamento di mentalità.