Questo scritto è un annuncio breve che come tutte le partenze, seppure abituali fra di noi, lasciano gli affetti nello sconforto. Paolo se ne è andato. Era nato a Pesaro il 3 agosto 1938. A farne memoria oltre che un dovere è un dono. Io come assistente ecclesiastico lo incontrai all’interno di una associazione (CTG) di cui era presidente, molto cara al vescovo Borromeo; fiore all’occhiello le settimane bianche, specie quelle del periodo natalizio a Pozza di Fassa, dal 1962 al ’72, dieci edizioni di cui Paolo era l’idea e l’anima. Quaranta giovani, un pullman, gli sci e tanta voglia di neve. Era una guida per cui tanti sia per lo stile di servizio che per l’alta statura lo chiamavano Zeus. Si partiva tardi da Pesaro e si arrivava alle valli alpine all’imbrunire attraversando la lunghissima e stretta Val Cismon a sinistra un bacino artificiale a destra la parete della roccia e Paolo proteso fuori del finestrino ad indicare la distanza all’autista
Sorpresa del mattino: non c’è acqua perché le tubature esterne non hanno sopportato i -30°e Paolo è lì a sorbirsi le scintille di fuoco di ogni picconata sul terreno duro come la pietra e nello stoppare la caldaia si imbratta di nafta nera e densa. La giornata si svolgeva così: mattino alle otto la S. Messa poi la cappella si mutava in refettorio quindi si partiva per i campi da sci e si rientrava per il pasto e nel pomeriggio si sciava nella pista accanto alla casa per ferie. Dopo cena giochi, gioia, baldoria e canti e Paolo con le sue lunghe braccia dirigeva il coro. Paolo sulla neve si trovò anche la ragazza Daniela Zucca, profuga giulio-dalmata, che diventerà sua moglie. Così la memoria diventa più attuale. Ora accanto alle sue membra benedette e consacrate dal rito brilla una piccola Luce che spacca le tenebre: “Io sono la Resurrezione e la Vita”.
Raffaele Mazzoli