Con la Legge 30 marzo 2004 n. 92, «La Repubblica riconosce il 10 febbraio quale Giorno del Ricordo al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del Confine orientale». A Pesaro il liceo scientifico e musicale “G. Marconi” sta portando avanti un’incredibile operazione di recupero della memoria legata alla rete di accoglienza dei profughi messa in piedi da don Pietro Damiani. Il motore dell’iniziativa è suor Maristella Palac, insegnante di religione cattolica, che ha saputo coinvolgere un numero via via crescente di docenti disponibili, appassionati e competenti in particolar modo Giorgio Santi, Alessandra Cenerelli, Eleonora Faraoni, Fiamma Lauri e di studenti desiderosi di essere protagonisti di una storia nuova da costruire e da amare. Incoraggiati e sostenuti dal Dirigente scolastico Prof. Riccardo Rossini hanno realizzato insieme tanti progetti sull’accoglienza degli esuli. Un’esperienza didattica, già premiata in Parlamento nel 2016 in occasione del concorso “Identità e Memoria” indetto dal Miur e dalle Associazioni degli Esuli Istriani, Giuliani e Dalmati. La scorsa settimana la testata giornalistica Rai Scuola ha realizzato a Pesaro un documentario con la collaborazione del “Marconi” che verrà trasmesso in occasione del “Giorno del Ricordo”. Per l’occasione abbiamo incontrato suor Maristella.
Suor Maristella come prende avvio questo lavoro?
L’avvio è legato alla figura di Padre Damiani. Due anni fa con il nostro liceo siamo stati a Trieste dove abbiamo incontrato tanti esuli aiutati da P. Damiani tra cui Lorenzo Rovis. I nostri studenti hanno realizzato con loro un concerto e sono stati accolti con grande onore e affetto. Il programma prevedeva tra le altre cose, la visita a quello che fu il campo di raccolta profughi di Padriciano vicino Trieste, oggi divenuto museo. In una delle bacheche dello stesso museo erano esposti gli elenchi timbrati dal campo profughi e riguardavano i bambini soli ed orfani, esuli dell’Istria, Fiume e Dalmazia, con destinazione Pesaro, all’Opera P. Pietro Damiani.
Come si è svolto il vostro viaggio a Trieste?
La prima tappa del nostro itinerario sul Confine orientale è stata la visita alla Foiba di Basovizza, dichiarata monumento nazionale nel 1992: è il simbolo di tutte le atrocità commesse sul finire della Seconda guerra mondiale. Migliaia di persone torturate e gettate molte ancora vive dentro le voragini naturali sull’altipiano del Carso triestino ed in Istria.
Chi sono questi esuli?
Persone che hanno vissuto la tragedia dell’Esodo e delle foibe; a migliaia sono stati accolti anche nella nostra città grazie all’opera di P. Pietro Damiani. Oggi sono la memoria vivente di quella storia andata male, ma ricuperata grazie alla vicinanza solidale di chi li ha accolti e amati.
Cosa hanno insegnato ai ragazzi di Pesaro?
La loro sofferenza e la dignità sono state di grande insegnamento per noi per impegnarci, da protagonisti, per un domani migliore. Abbiamo raccolto la loro testimonianza come un dono prezioso. Ma tramite i loro racconti abbiamo conosciuto anche le ferite e i disagi vissuti da altri popoli che si affacciano sull’Adriatico orientale durante il secolo appena passato.