Bisogna parafrasare la canzone di Angelo Branduardi per capire meglio la tassa sui sacchetti di plastica riciclabile che i supermercati sono stati costretti ad imporci. Direte: ma per due centesimi (a volte anche cinque) cosa vuoi che sia! Non è vero, noi la bustina la paghiamo due volte; la prima al prezzo della merce che acquistiamo. Perché sia pur leggerissima, vien pesata assieme ai prodotti, la seconda ci viene imposta alla cassa. Ma per due centesimi … Non si tratta di una sola: ogni prodotto ortofrutticolo deve essere avvolto nel maledetto contenitore e pesato alla bilancia elettronica. Alla fine per raggiungere un euro non ci manca poi molto. E non crediate di poter fare i furbi e mettere l’etichetta direttamente sul limone, la commessa dice che non si potrebbe e ci guarda con l’espressione di chi vede un morto di fame. A casa ho tanti sacchetti, me li metto in tasca e ci avvolgo l’acquisto. Non si può, l’Europa non lo permette. A parte che non è vero, ma per l’igiene se mi porto i sacchetti da casa dovrò verificare che siano puliti, quella roba la mangio io. E poi la signora Europa si faccia i fatti suoi, anzi l’igiene sua.
Ma lo sapete che nella maggior parte delle case di Francia e Germania non ci sono i bidet? Guarda un po’ chi deve venire a farmi la morale sull’igiene. Comunque persone più informate di me dicono che la normativa europea non dice esattamente quello che poi il Parlamento italiano ha tradotto in legge nazionale. E allora? Qualcuno non me la racconta giusta. Nel frattempo i candidati alle prossime elezioni promettono mari e monti: meno tasse, il reddito di cittadinanza, l’aumento delle pensioni, l’esonero dal canone Rai, ecc. Non sono nemmeno stati capaci di evitare una tassa di 2 cent sul limone che acquisto al supermercato.