La prima povertà richiesta al cristiano, in particolare al sacerdote, è di riconoscersi così bisognoso da non avere nulla di proprio su cui poggiare, né meriti di cui vantarsi.
Ma questo riconoscimento non basta. Una povertà radicale richiede anche di accettare che ci sia Qualcuno che salvi questa condizione. Qualcuno al cui abbraccio arrendersi “con confidente docilità”. Un Dio che, come cantava Anna, madre del profeta Samuele, “solleva il povero dalla polvere per farlo sedere alla mensa dei principi”.
Riconoscere di essere “un povero trasformato in principe” dal Signore Gesù: ecco la vera povertà e la vera libertà testimoniata da don Leonardo Reggiani nel saluto rivolto al termine della celebrazione eucaristica di sabato 30 settembre in Cattedrale, nella quale è stato ordinato sacerdote da S. E. Mons. Piero Coccia.
“Vi garantisco che Dio ha ascoltato il mio grido”, ha detto don Leonardo, ricordando le tante persone, i volti, i fatti in cui Dio si è “incarnato”: “la fiducia e la stima del caro Vescovo Piero”; “il sostegno e l’accompagnamento dei fratelli presbiteri, in particolare di don Stefano, di don Marco De Franceschi e di tutti i preti della Vicaria di Sant’Ermete in Gabicce Mare e Gradara”; “il servizio prezioso dei diaconi e degli altri ministri istituiti”; “tutti i volti dell’Unità Pastorale di Maria Immacolata in Gabicce Mare e Maria Annunziata in Ponte Tavollo e delle comunità parrocchiali di Fiorenzuola, Granarola e Gradara”.
E, primi in assoluto, i genitori, che lo hanno generato e don Silvano Ricci, il quale, battezzandolo, lo ha immesso nella vita della Chiesa. “Caro Leonardo, ha detto l’Arcivescovo, il Signore a te si è rivelato in una maniera del tutto particolare, in un cammino di discernimento snodatosi nell’arco degli anni, sotto la guida di sacerdoti sapienti… Il Signore ha fissato lo sguardo su di te e ti ha fatto il dono di essere sacerdote… Ricordati che con l’ordinazione presbiterale tu vieni conformato a Cristo e sei chiamato a crescere nella familiarità con Lui e a convertirti ogni giorno a Lui.
In questo rapporto diventerai capace di responsabilità, obbedienza e autenticità di cuore e scoprirai che non è un ideale irraggiungibile quello prefigurato da un anonimo in un antico manoscritto medievale: “Il sacerdote deve essere contemporaneamente piccolo e grande. Nobile di spirito come di sangue reale, semplice e naturale come di ceppo contadino. Un peccatore che Dio ha perdonato. Sovrano dei suoi desideri. Un servitore che non s’abbassa davanti ai potenti, ma si curva davanti ai piccoli. Discepolo del suo Signore, capo del suo gregge, un mendicante dalle mani largamente aperte. Un uomo sul campo di battaglia per combattere, ma anche una madre che sa confortare i suoi figli. Un uomo teso verso l’alto, ma con i piedi per terra. Una persona che parla con franchezza e nemico dell’inerzia. Fedele per sempre…!”. Il neo sacerdote ha celebrato la sua prima Messa domenica 1 ottobre alle ore 17.00 nella Chiesa di Santa Maria Annunziata in Ponte Tavollo.
Paola Campanini