Tra i grandi testimoni del novecento urbinate, l’Unilit ha inserito nel suo programma la figura di Ugo Donato Bianchi, natio del Montefeltro, arcivescovo di Urbino dal 1977 al 1999. Un periodo difficile per la contestazione giovanile in atto che sarebbe sfociata poi negli anni di piombo. Una protesta forte, dilagante in tutto il mondo giovanile, ma che in Urbino è stata contenuta per le grandi aperture culturali e amministrative del Rettore Carlo Bo e la disponibilità al dialogo della carità, praticato dall’arcivescovo Bianchi, sostenuto dalla sua robusta fede. Bo e Bianchi, in sintonia, affrontarono le sfide che il mondo contemporaneo poneva alle Istituzioni e alla Chiesa, con la volontà di proseguire il cammino della fraternità e della solidarietà cristiana, nel solco della tradizione consolidata nel corso della nostra storia nazionale e dell’Occidente. Gastone Mosci sapiente regista del programma, ha sottolineato la capacità oratoria ed il gusto dello scrivere di mons. Bianchi. Che sostenne subito l’iniziativa laica della Costituzione di “Radio Urbino Montefeltro”, portavoce della Diocesi, seguendo le vicende poi del giornale ecclesiale umbro-marchigiano “La Voce”, e quindi “Il Nuovo Amico” , quindicinale e poi settimanale d’informazione delle tre Diocesi di Pesaro – Fano – Urbino vivendone la dimensione comunitaria. Compartecipe energico, con don Italo Mancini, della fondazione dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose, sempre disponibile all’ascolto dei fedeli ed in particolare degli studenti. Un uomo di grande umanità, come ha sintetizzato Cino Sassi con un semplice aneddoto riferito a una ordinaria circostanza di vita con don Giuseppe Zazzeroni.
Sul “vescovo buono” ha riferito il Diacono Giuseppe Mangani, sottolineando che il fervore e la disponibilità di Bianchi, verso il clero e verso il prossimo era rafforzata dalla levatura della sua formazione teologica che emergeva in tutti gli esercizi spirituali, e dalla sua forte convinzione che il dialogo della verità, nel cristiano, non può mai essere disgiunto dalla carità, perché Cristo è l’una e l’altra cosa. A sostegno dell’affermazione Mangani, con bella prosa, ha richiamato un evento del terremoto del 1997. Quando il Vescovo di Oristano volle donare un sostanzioso contributo per il risanamento dell’episcopio arcivescovile di Urbino, danneggiato dal sisma, e che Bianchi rifiutò pregando di destinarlo ai poveri della sua Diocesi di Oristano.
Commovente la testimonianza di don Piero Pellegrini. Il parroco, insieme al vicario Don Gino Ugoccioni, più vicini al vescovo Bianchi. Sempre. E di più nel decorso della malattia. Affrontata con coraggio, mai rassegnato, consegnandosi alla volontà del Signore. Mai estraniandosi dagli impegni della sua diocesi, contando sull’amore e sulle capacità dei suoi collaboratori e sulla comprensione dei fedeli. Mons. Bianchi alimentava la sua fede con i testi del Card. Carlo Maria Martini e sui documenti dei Papi. Lo sorprese Giovanni Paolo II nell’Udienza pontificia del 5 gennaio 1994 che lo volle a tavola al suo fianco. Non disperò mai. Nei momenti più difficili trovava conforto nella preghiera, nell’angelo custode, in Maria. Apprese in famiglia a Molino di Bascio e poi in seminario il valore e l’importanza della preghiera. Ribadita nel diario della sua sofferenza, dal 12 gennaio 1998 al 26 marzo 1999. Morì il successivo 5 aprile. In pratica lucido fino alla fine. Diario che verrà pubblicato, a cura di don Piero, a sostegno del suo insegnamento e di quella sua raccomandazione di fare attenzione nel “parlare di sofferenza se non la si è provata”. L’incontro si è concluso con Stefano Mancini Zanchi con la canzone Maria, dedicata Mons. Ugo Donato Bianchi, ultimo arcivescovo metropolita della Diocesi di Urbino, Urbania e Casteldurante e con uno schizzo dell’Arcivescovo, disegnato dalla felice mano di Raimondo Rossi, donato ai presenti.
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Come procede l’iter per la beatificazione?
Cosa aspettate ancora?