Forte impatto hanno avuto le parole del Papa nella lettera apostolica Misericordia et Misera. Particolarmente la concessione ai sacerdoti della facoltà di assolvere “quanti hanno procurato peccato di aborto”, facendosi “guida, sostegno e conforto nell’accompagnare i penitenti in questo cammino speciale di riconciliazione”.L’aborto è un evento non narrato, non se ne parla: pochi film, poca letteratura, pochi articoli…..silenzio. Non narrato forse perchè non lo si vuole conoscere, lasciato nell’ombra come argomento non facile, dalle mille sfaccettature e con protagonisti non sempre evidenti. Censurato. Ogni anno, nel mondo, sono circa 46 milioni gli aborti. Una notizia sconvolgente; in un anno nessuna guerra, rivoluzione o cataclisma messi insieme producono una tale tragedia. Eppure non un cenno, nessun porsi delle domande sul perché di tutto ciò. Il Papa ne parla apertamente e con chiarezza, non per giudicare qualcuno (giudica il gesto, non le persone) ma per porgere una speranza. Una speranza di riconciliazione. Ed è proprio questo ciò di cui chi ha abortito ha bisogno: poterne parlare e trovare una strada per riconciliarsi con se stessa e con il proprio bambino. Chi ha conosciuto una donna che ha abortito sa che la prima vittima di quel gesto è proprio lei, lei con suo figlio. Sappiamo, perché le incontriamo, che chi pensa di abortire spesso lo fa perchè spinta dagli eventi e dalle circostanze, perché pensa che possa essere una soluzione, perchè da sola teme di non farcela, perché ha paura….E se non incontra qualcuno che sia disposto a non lasciarla sola, se sente un peso troppo forte e impossibile da portare, purtroppo si illude di “tornare come prima” interrompendo la gravidanza.L’aborto è un lutto che non si elabora con gli altri, è nascosto e taciuto, rimane chiuso e sordo dentro di te. Non ne parli con le amiche, con i parenti, difficile parlarne con il partner.
Gli esperti parlano di “sindrome da post aborto”, noi incontriamo una ferita profonda, da curare.Tra le varie proposte di aiuto messe in atto dal Movimento per la Vita Italiano c’è il numero Verde SOS VITA, fatto per consentire, a chi vuol mantenere l’anonimato ed è a rischio aborto, di mettersi in contatto con qualcuno con cui parlare. Molte sono le vite salvate attraverso questo servizio che, dopo un primo approccio, mette in contatto la madre con il Centro di Aiuto alla Vita più vicino.Molte sono anche le telefonate che arrivano da donne che hanno abortito pochi o molti anni prima, che non hanno dimenticato,anzi, e cercano un conforto.Le parole del Papa accendono un riflettore su queste persone, togliendole dal loro angolo di abbandono.
E a tutte, credenti e non credenti, mostrano una mano tesa, una nuova possibilità.Se anche non credessi in un Padre che mi aspetta per riabbracciarmi, sento che a qualcuno interessa di me, che può capire la mia condizione e può darmi il coraggio di riprendere la strada.Le parole del Papa e l’esempio dell’incontro fra Gesù e l’adultera costituiscono le fondamenta ed un valore solido su cui concepire e basare la nostra esperienza di volontariato all’interno del CAV: il modo di guardare quella donna senza nessun giudizio, ma con compassione, lasciando il cuore aperto alla misericordia, consapevole che solo in questo modo da un gesto di negazione e morte può rinascere la vita e la speranza. Con molta umiltà vorremmo imparare ed attingere da quello sguardo.
Giovanna Giacchella, Giorgia Antonini e i volontari del Centro di Aiuto alla Vita di Pesaro