INTERVIENE IL PRESIDENTE REGIONALE MASSIMO DOMENICUCCI
Anmic: “Il problema è l’abbandono terapeutico”
«A proposito del testamento biologico che vorrebbe istituire il Comune di Pesaro, il nostro invito è ad impiegare il tempo in cose più concrete come ad esempio le cure palliative domiciliari o per affrontare le numerose carenze di tipo socio-sanitario che purtroppo a Pesaro sono ancora troppe. Sarebbe il caso di cominciare a lavorare su chi vive e non su chi non ce la fa più che spesso si vede abbandonato dalle istituzioni». È un fiume in piena Massimo Domenicucci, responsabile regionale dell’Anmic (Associazione nazionale mutilati e invalidi civili) che nella sola provincia di Pesaro conta quasi 15mila assistiti. «Il registro sul testamento biologico – aggiunge Domenicucci – è un atto totalmente privo di valore giuridico. Stupisce poi che non ci sia stato un confronto con le numerose associazioni che si occupano di disabilità su territorio. Credo che Anmic abbia molto da dire su questi temi. A Pesaro seguiamo decine di casi di gente in gravissime difficoltà di salute ma verifico che spesso dietro alla richiesta di abbandono terapeutico – e non stiamo parlando di accanimento, sia chiaro – ci sono carenze istituzionali. Sembra che la politica abbia dimenticato cosa significhi essere società, famiglia, gruppo». E poi l’appello ai redattori della mozione sul testamento biologico. «Anmic è disponibile a far sentire la propria voce. L’importante è che in Comune abbiano voglia di ascoltare i cittadini e non le lobby che ben conosciamo».