Sono stati presentati alla stampa locale, venerdì 23 novembre, i lavori di restauro delle due cappelle della chiesa barocca di Fano San Pietro in Valle, la cui edificazione risale al 1609.
Ad illustrare i lavori sono intervenute la Soprintendente ai Beni Storici Artistici e Etnoantropologici delle Marche, Rosaria Valazzi, la quale ha tenuto, nel corso della mattinata proprio all’interno della chiesa, una lezione “sul campo” di storia dell’arte alla classe IIIB del Liceo Classico “Nolfi”, le professoresse Laura Baratin e Letizia Amadori dell’Università di Urbino, che ha curato la parte tecnica dei restauri, la restauratrice Giovanna Macchi della ditta Gamma alla quale sono stati affidati i lavori e l’Assessore Maria Antonia Cucuzza la quale ha ricordato l’importanza della chiesa per la nostra città sia da un punto di vista culturale che artistico ed ha auspicato la riapertura di San Pietro in Valle durante il periodo natalizio per dare la possibilità a coloro che soggiornano nella nostra città di poter visitare questo gioiello del centro storico.
I lavori di restauro, infatti, sono iniziati il 18 luglio 2011 e sono attualmente sospesi in attesa dell’approvazione della variante da parte della Regione Marche. Complessivamente l’importo sino ad ora impegnato per la realizzazione del progetto è pari a circa 420.000,00 euro sui 630.000,00 previsti.
Entrando nel merito del lavoro, per quanto riguarda gli stucchi e gli intonaci, nel progetto approvato sono previsti, fra gli altri, interventi quali la rimozione dei depositi superficiali di polvere o di altri materiali più compatti, l’estrazione di macchie o di Sali solubili mediante l’applicazione di compresse assorbenti. Inoltre, nel progetto approvato, la tipologia degli interventi previsti sui materiali lapidei posizionati nella parte alta della cappella sono analoghi a quelli proposti per le parti a stucco.
Negli affreschi è prevista principalmente la pulitura delle superfici e il preconsolidamento della pellicola pittorica, propedeutico alle operazioni di consolidamento e pulitura nei casi di disgregazione e sollevamento della stessa. Per quanto riguarda le opere previste, queste sono collegate a tre tipologie di intervento: opere edili e in economia connesse agli smontaggi e rimontagli degli altari, dei pavimenti e di materiale lapideo posizionato nella parte bassa delle pareti, opere edili connesse al risanamento del fenomeno dell’umidità che interessa la muratura e il pavimento e opere edili accessorie finalizzate a garantire la visibilità del bene monumentale da parte di persone disabili.
Per quanto riguarda l’umidità, che ha procurato non pochi problemi alla chiesa fanese, l’assessore Cucuzza ha proposto di realizzare, con il ribasso d’asta, un cancello per far circolare aria all’interno dell’edificio.
Durante la conferenza, è stato ricordato il protocollo d’intesa siglato nel 2010 dal comune e dall’Università di Urbino per “La conoscenza e la conservazione del patrimonio culturale del territorio fanese”. Il Comune si è, infatti, avvalso della collaborazione dell’Università, collaborazione finalizzata allo studio di tematiche relative ad una conoscenza scientifica della chiesa barocca fanese legata alla sua conservazione, al suo restauro e alla realizzazione di tutti gli interventi necessari alla compilazione dei progetti di restauro.
Enrica Papetti
UN PO’ DI STORIA…
La chiesa di San Pietro in Valle a Fano è così chiamata perché costruita presso l’antico dislivello (ad vallum) fra la città romana e il litorale adriatico. E’ stata edificata per volontà della Congregazione dei Padri Filippini, che vollero istituire nella città una comunità analoga a quella romana fondata da don Filippo Neri. “Al progetto iniziale – come ricorda Aldo Deli nel volume “Fano nel Seicento” – ebbe mano anche l’architetto Napoletano Lavagna. Fu coperta nel 1616, nel maggio del ’17 era ultimato il grezzo senza la cupola; fu consacrata il 28 maggio 1627 dal vescovo tedesco mons. Carcanus essendo impossibilitato il vescovo Lapi, ormai cieco. Per giungere allo splendore che la rese e la rende famosa passò un secolo intero; l’ultimo costoso tocco per colonne e stucchi lo finanziò padre Camillo dei conti Montevecchio che ritiratosi nell’Oratorio nel 1680 vi morì più di trent’anni dopo”.