Narra la leggenda che un pastorello adolescente di nome Giotto, in quella che oggi chiameremmo pausa di lavoro, disegnò sulla pietra una «o» col carboncino e la fece così bene da ricavarne un cerchio perfetto. Ed è proprio qualcosa del genere che accade qualche annetto dopo a Michele, il Michele Scodavolpe disegnatore dei nostri rebus del concorso, il quale, a soli tre anni, dipinge un pagliaccio e lo pittura così bene che ancor oggi ha ragione di vantarsene e conservarlo gelosamente almeno quanto non lo sia il ‘mitico’ primo centino di zio Paperone. Dipinge, appunto, e non disegna; e non con acquerelli ma ad olio su tela. Ben si comprende, allora, che è da quel giorno che egli individua la via da percorrere. Alla Urbino della leggendaria Scuola del Libro antepone però Bologna perché è lì che si trova ‘Hamphy Dumpty’. “E’ una scuola di fumetto all’avanguardia – mette le mani avanti Michele – che piglia il nome da un personaggio di Lewis Carrol: un grosso uovo antropomorfizzato. Il fumetto, infatti, è la mia vera vocazione e del fumetto, all’Hampy Dumphy curo innanzitutto baloon ed onomatopea”.
Cioè?
Baloon significa la nuvoletta contenente le parole, che poi è il fumetto vero e proprio, e onomatopea sono i neologismi che riproducono suoni e rumori.
Come ‘Bang’ lo sparo e ‘smack’ il bacio?
Esattamente. Premetto che il mio cammino si rivela subito arduo, anche perché col fatto che salute permettendo si può disegnare fino ad età veneranda, il cosiddetto cambio generazionale è lungi a venire.
Hai mai provato a creare un personaggio tutto tuo?
Più che un personaggio, una storia e per giunta ambientata a Lione perché confesso d’aver un debole per la Francia
Si tratta?
D’un ragazzo, mezzo uomo e mezzo vampiro di nome Gabriel in cui a vincere sarà la parte materna a danno di quella paterna; vale a dire il bene sul male.
Un po’ Jekyll e un po’ Hyde; un po’ Edipo e un po’ Elettra, in sostanza. E di occasioni di lavoro importanti, ne hai avute?
Una andata in porto e ormai conclusa e l’altra sfumata. La prima, l’inserimento nell’Azienda Rainbow che ha creato le Winks e la seconda, la chiamata della Cecchi Gori per ‘La Gabbianella e il Gatto’ alla quale non ho potuto aderire per somma sfortuna, in quanto non ancora in grado d’alzarmi dal letto di convalescenza dopo un’operazione.
Da ultimo la scoperta del rebus con il concorso dell Nuovo Amico…
Che mi è sempre piaciuto ma non so dirne il perché. Sto scoprendo a mie spese che quella di disegnarlo è vera arte; dove parti figurate e parti grafiche debbono coniugarsi senza intralciarsi; ed anzi, in maniera del tutto armonica proprio come un lui e lei fatti l’uno per l’altro.
Gli innamoratini di Peynet, tanto per restare in tema. Per concludere, va doverosamente sottolineato che Michele, 36 anni il 30 settembre scorso, bocca buona almeno quanto la penna, è uno che nelle parentesi d’inattività vocazionale si adatta a svolgere qualsivoglia mansione d’ordine o concetto. Dunque, per nessuna ragione al mondo s’abbia la sfrontatezza d’includerlo nel novero dei cosiddetti ‘bamboccioni’. I bambocci, lui, caso mai li disegna.
Leone Pantaleoni
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