Chi è stato don Oreste Benzi? A cinque anni dalla sua morte avvenuta il 2 novembre 2007 ancora ci si interroga sul prete dalla tonaca lisa. La Comunità da lui fondata, la papa Giovanni XXIII, in questo fine settimana ha organizzato una tre giorni per ricordarlo e per raccogliere la sua eredità. La domanda, comunque rimane. Fu un profeta o un pazzo? Un illuso o un provocatore? Oppure un uomo pericoloso, come molti lo hanno dipinto lungo i suoi anni di impegno instancabile?
Nel 1999 incontrai il cardinale Ersilio Tonini per intervistarlo sulla figura di don Oreste. Quel colloquio avrebbe fatto da presentazione a un libro che raccoglieva le sue risposte alle lettere che giungevano al Corriere Cesenate. “Io dico che è un matto – mi disse l’arcivescovo emerito di Ravenna -. Uno di quei matti che bisognerebbe ammazzare per poter ungere gli altri, uno di quelli che portano dentro la fiamma di quella carità che ha inventiva, ha coraggio, non conosce limiti. In lui – concluse il cardinale – sono ben armonizzate due attitudini che sembrerebbero elidersi: l’ardimento e la prudenza”.
Ora lo sappiamo di certo, e tutti quelli che hanno avuto il privilegio di incontrarlo lo possono testimoniare: don Oreste era un santo. Non importa il tempo che occorrerà per dichiaralo in maniera esplicita, anche se sono convinto che non ci vorranno secoli. Don Oreste portava dentro di sé una consapevolezza talmente grande di essere debitore verso Dio da fare della sua vita un’unica lode al Signore.
L’aveva imparato in famiglia. Poi ne ha fatto una regola: la sua immensa gratitudine per il dono della vita ha fatto sì che la sua esistenza venisse spesa totalmente per il prossimo. Là dove c’era un uomo sofferente, lì arrivava don Oreste. Combatteva l’ingiustizia perché in chi gli viveva accanto ha sempre visto il volto di Gesù, quello che ha indicato a tutti coloro che incrociava nella mille strade da lui percorse a una velocità impressionante.
Uomo di preghiera e di una fede incrollabile, era un mistico-operativo, come mi piace definirlo. Non era un buonista. Di certo era un ottimo prete, giusto, severo con sé e con gli altri. Era un prete fedele alla Chiesa intesa anche come istituzione. Un prete che consigliava a tutti la ricetta per vivere in questo strano mondo: se vuoi stare in piedi, devi stare in ginocchio.
Don Oreste se ne è andato in silenzio, nella notte fra la festività dei Santi e il ricordo dei defunti. Non ha lasciato nulla di personale, ma ha lasciato dietro di sé una scia d’amore che non ha confini. La sua comunità lo testimonia ogni giorno con le case-famiglia, le comunità di ogni tipo, l’accoglienza verso i più diseredati. Don Oreste è stato un uragano e chi lo ha conosciuto lo sa con certezza. Dove è passato nulla è più stato come prima. “Quando vedi non puoi più fare finta di non avere visto”, diceva con un candore disarmante.
Allora via dal quieto vivere, dalla banalità di ogni giorno. “Non posso tacere”, diceva ancora il don. Quando hai incontrato il centuplo quaggiù non puoi non annunciarlo sui tetti, a tutte le latitudini, come ha fatto don Oreste, testimone, profeta e santo che ancora oggi ci sorride e ci incoraggia a non mancare al nostro quotidiano “incontro simpatico con Gesù”, quello che dà sapore alla nostra vita.
Francesco Zanotti – Presidente della Federazione Italiana Settimanali Cattolici
1 commento
Ho letto molto attentamente,quanto sopra posso dire poco ho il don poco ma e stato veramente un santo. ti dò il mio pensiero, non importa poco a mè se lo fanno santo ò no è santo x mè mi basta non se ho reso l’idea. grazie benny