“Hai ‘sminuzzato’ gli insegnamenti del Papa rendendoli accessibili a tutti”: questo, dice Paolo Fucili, fanese, 41 anni, vaticanista di TV2000, è il commento che più lo ha ripagato della sua ultima fatica. Modesta, forse, quanto a volume, dato che “Credere ancora? La fede secondo Benedetto XVI”, appena approdato in libreria, conta appena 64 pagine. Ma raramente un libro condensa in così poco spazio temi che potrebbero occupare un’enciclopedia. “Senza considerare”, ci tiene a premettere Fucili, “che il tema ‘Dio’ è per definizione inesauribile, mistero infinito. Mi viene in mente l’aneddoto di sant’Agostino, quando incontrò sulla spiaggia un bambino intento a svuotare il mare con una conchiglia e pensò che anche per il più ferrato teologo comprendere Dio sarebbe una pretesa altrettanto infantile”.
E allora perché e come “credere ancora?”?
Anche la fede all’apparenza più salda è domanda, tensione, dubbio. Ma pure così sa far miracoli, dimostra la storia di santi eccezionali come madre Teresa di Calcutta, che per lunghissimi anni, si seppe dopo la sua morte, attraversò una lunghissima ‘notte della fede’. E tutto sommato è ‘salutare’ che sia così, insegna Papa Ratzinger, perché chi crede non finisca per ‘appropriarsi’ di Dio e persino far violenza ad altri in suo nome.
Potremmo definirlo “apologetica in pillole”?
L’apologetica è materia sistematica e rigorosa, e io ben lungi dall’esserne uno specialista. Diciamo però che “Credere ancora?” e apologetica condividono una ‘premessa’: Dio è ‘questione’ anche (sebbene non solo) di conoscenza, con gli strumenti della nostra ragione. E ‘questione’, dal latino, vuol dire proprio ‘ricerca’, ‘domanda’…
E la ‘risposta’ per un cristiano qual è?
Il massimo della concretezza, in tutta la storia umana delle religioni; una persona in carne ed ossa, Dio fatto uomo: Gesù Cristo! Il cristiano è colui al quale, per sua fortuna, se non vogliamo parlare di Provvidenza, è stata ‘girata’ oggi la domanda di Gesù agli apostoli, “e voi chi dite che io sia?”. Certo, carne e sangue, ovvero la nostra ‘umanità’, non bastano poi da sole per dare la risposta giusta, insegna quella stessa pagina di Vangelo. Ma non c’è fede, per un cristiano, aggirando questa cruciale domanda.
“Gesù sì, Chiesa no”, la pensano in tanti. E la Chiesa si può aggirare?
Qui alzo le mani e chiamo in causa piuttosto un apologeta formidabile, lui sì!, del cristianesimo, Joseph Ratzinger, che ha bene spiegato più volte che una fede inventata ognuno da sé è contraddittoria alla radice, perché mi garantisce solo ciò che io sono e so, senza proiettarmi fuori di me stesso. Diventa solo uno specchio e uno strumento dei miei desideri.
Come ignorare però gli scandali che la Chiesa ha dato e continua a dare?
Ignorarli no, ma neppure veder solo quelli! Fatta questa premessa, qui tocchiamo l’altrettanto fondamentale categoria della ‘testimonianza’. Testimonianza dell’amore, il ‘comandamento nuovo’ che riassume tutti gli altri. E’ la ‘pratica’ che tocca davvero il cuore, non la ‘teoria’. Ma lasciatemi ancora citare Agostino: “si conosce solo ciò che si ama”. Bisogna amare la Chiesa, per saggiarne la bellezza del farne parte, pure con tutti i limiti dei suoi membri… noi stessi inclusi! Così non scendo nel dettaglio di infiniti episodi più o meno scandalosi, dal Vaticano alla più sperduta parrocchia del mondo. Vale per tutti l’impegnativa ammissione del Papa parlando una volta ai giornalisti sullo ‘scandalo’ per antonomasia, la pedofilia del clero: “la più grande persecuzione della Chiesa non viene dai nemici fuori, ma nasce dal peccato nella Chiesa.
E se chiedessi personalmente a te perché “credere ancora?”?
Provo a fare sintesi, ma non è facile. Perché la fede, dico sapendo di sfidare un diffuso pregiudizio, è la più affascinante potenzialità della ragione umana. E per un cristiano, in particolare, è l’incontro con il più rivoluzionario personaggio della storia, vedi sopra. Basta?
La coincidenza tra pubblicazione di “credere ancora?” e inizio dell’anno della fede ovviamente non è casuale…
Tutti gli editori, e con loro gli autori, ‘cavalcano’ eventi per motivi anzitutto di marketing… Ma l’ambizione mia più vera è un’altra, avere scritto un libro che si legga spero con interesse non solo oggi. In fondo Dio, la fede, credere, sono domande vecchie come il mondo. Figuriamoci se passano di moda nel giro di dodici mesi!.
A cura di Roberto Mazzoli
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Scheda dell’autore
Paolo Fucili, fanese, classe 1971, laureato in lettere classiche, giornalista dell’emittente TV2000 promossa dalla Conferenza episcopale italiana, ha mosso i suoi primi passi nel giornalismo dalle colonne del settimanale “Il Nuovo Amico”.
Dal Giubileo dell’anno santo 2000 segue le attività del Papa e la vita della Chiesa a Roma, in Italia e all’estero, come vaticanista accreditato in sala stampa vaticana. È autore anche di “Effetto Benedetto. Papa Ratzinger in quaranta parole” (ed. Effatà, 2007, insieme a Leonardo Possati) e “Giovani Cristo vi chiama. Giovani e fede nel terzo millennio” (ed. Rogate, 2010).