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      Home » Pesaro – Addio alla professoressa Raffaelli. Per lei anche le parole di Liliana Segre
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      Pesaro – Addio alla professoressa Raffaelli. Per lei anche le parole di Liliana Segre

      RedazioneDi Redazione1 commento6 minuti di lettura
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      Per “Lella” l’affetto di Liliana Segre

      Lo scorso 5 aprile è deceduta la professoressa Raffaella Raffaelli. Era nata a Pesaro il 19 agosto 1931. Aveva studiato lettere all’università “La Sapienza” di Roma, laureandosi in letteratura tedesca con il prof. Bonaventura Tecchi. Il 21 settembre 1963 si era sposata con Sergio Agostinelli, professore di lettere come lei, marito amatissimo, che ha perduto nel 1996. Dalla fine degli anni Cinquanta aveva iniziato l’attività di insegnante per molti anni alla scuola media Lucio Accio, poi all’Istituto magistrale “Ercole Luigi Morselli” fino alla pensione. È stata attiva all’interno della “Società Dante Alighieri” negli anni in cui Alfredo Prologo la presiedeva. Lascia quattro figli, Federico, Chiara, Alessandro, Benedetta e sei amatissimi nipoti. Per lei sono giunte anche le parole della Senatrice a vita Liliana Segre che scrive: «Lella è stata una sensibile amica che mi ha teso una mano affettuosa e fraterna per aiutarmi ad uscire dal penoso silenzio che mi attanagliava. La piango e la ricorderò per sempre con commozione e gratitudine».

      Pareva uscita da un quadro di Klimt

      Pesaro perde la professoressa Raffaella Raffaelli una straordinaria insegnante dotata di una profonda cultura e di una schietta ironia

      Pesaro

      DI LUCIA FERRATI

       

      Sembrava uscita da un quadro di Gustave Klimt: alta, longilinea, il volto di una bellezza irregolare e proprio per questo di estremo fascino, un avvincente sorriso, naturalmente elegante e gentile nel portamento e nell’eloquio, classica, eppure sempre modernissima. Una profonda cultura condivisa con grande discrezione e, al contempo, generosità.

      Cultura. Ho avuto la fortuna di avere la professoressa Raffaelli come insegnante di materie letterarie alla scuola media. Avevo 12 anni, ma ancora ricordo le sue lezioni ricche di sapere, di intelligenza, di passione e sempre condite da una irresistibile ironia. Quell’ironia acutissima e schietta, che per tutta la vita non l’ha mai abbandonata: con sorprendente stringatezza era in grado di “disintegrare” all’istante tutto ciò che sapeva di mediocrità, bassezza o volgarità. Amava profondamente e sinceramente la letteratura, la poesia, l’arte, la musica: sue compagne di vita fin dall’infanzia e amorosamente coltivate con dedizione e umiltà anche nell’ambito della sua splendida e adorata famiglia. Attenta ascoltatrice, non mancava mai ai più importanti appuntamenti culturali della città. Dopo il pensionamento, assieme al collega Alfredo Prologo, aveva fatto parte del Comitato pesarese della “Società Dante Alighieri”.

      Simpatia. Il 23 maggio dello scorso anno, all’incontro de “La Strada per Pesaro” dedicato appunto alla memoria del professor Prologo, vincendo la sua ritrosia, aveva generosamente accettato il mio invito a raccontare la sua esperienza nella “Dante Alighieri”. Nella sua commossa e commovente relazione, pur non era mancata una punta del suo irrinunciabile sense of humor: «Il modo in cui io sono entrata nel comitato di Pesaro è stato piuttosto singolare. Il presidente di allora, dott. Domenico Morace, mi aveva affidato, come era la prassi, un certo numero di tessere di iscrizione, non ricordo se 30 o 50, da distribuire fra alunni della mia classe. Me ne dimenticai completamente, e quando il presidente Morace me ne chiese conto, per risolvere l’imbarazzante situazione, finsi di averle distribuite e le pagai tutte io. Sembrò un imprevedibile successo! Poco dopo Morace morì improvvisamente e il professor Prologo, suo successore alla direzione del comitato, trovando il mio nome che figurava quasi come benemerito, chiese la mia collaborazione per la nuova gestione, che io gli accordai con piacere e disponibilità. Così il comitato di Pesaro ebbe una nuova dirigenza, con presidente Alfredo Prologo e vicepresidenti me e la professoressa Eleonora Mariotti, figlia del prof. Scevola Mariotti senior che per anni ne era stato presidente». Con Raffaella Raffaelli scompare un esempio di chi ha saputo fare dell’amore per il sapere umano ben più che una professione, ma uno stile di vita. Ci mancherà moltissimo.

       

      Ha terminato la sua ultima lezione di vita

      DI ROBERTO MAZZOLI

      Pesaro perde un’altra pagina di storia. Lo scorso 5 aprile se n’è andata in punta di piedi la professoressa Raffaella Raffaelli. È uscita dall’aula dopo aver terminato la sua ultima lezione di vita. Aveva 88 anni ma per tutti noi, suoi ex alunni, il tempo si era fermato ai ricordi belli della scuola dove ha cresciuto numerose generazioni di pesaresi e di romagnoli. Oltre alla sua grande competenza nell’insegnamento, sapeva accogliere con generosità ed umanità ogni suo studente. A distanza di trent’anni dal diploma capitava ancora di averla con noi ad una pizza di classe, con altre insegnanti come Maria Pia Zoffoli ed Enrica Giampieretti. In lei c’era lo stesso sorriso furbo e divertito di sempre. Ci voleva bene davvero, uno ad uno come una mamma. Ho avuto il privilegio negli ultimi anni di frequentare la sua casa per le mie ricerche storiche. Mi aveva messo a disposizione il libro più prezioso: i suoi ricordi. Ogni volta che varcavo il portone dell’antico palazzo di via Abbati e salivo la lunga scalinata fino al secondo piano era come entrare in una macchina del tempo. La trovavo sull’uscio di casa con entrambe le mani protese a stringere le mie per accompagnarmi in un nuovo e sorprendente viaggio nel passato. Ed ecco che davanti ai miei occhi scorreva lento il racconto della guerra e della sua adolescenza: il bombardamento di Urbania del 23 gennaio del 1944 in cui perse un fratellino, la fuga con la famiglia dai parenti di Mombaroccio ed altre bombe sulle grotte del Beato Sante. Qui incontrò Padre Sante Raffaelli e il comandante tedesco Erich Eder che, pur avendo scoperto una famiglia di ebrei, decise di non deportarla verso i campi di sterminio. E inevitabilmente il suo ricordo andava all’amica Liliana Segre. Ma dal suo passato emergevano anche i volti dipinti da Ciro Pavisa, suo parente e grande artista del nostro territorio. Quindi la sua fede profonda nel racconto di un’altra donna della sua faimiglia: Maria Teresa Carloni, mistica di Urbania per la quale la Chiesa ha aperto di recente una causa di beatificazione. Tra gli ultimi ricordi un pranzo insieme ai figli del comandante tedesco Erich Eder. D’improvviso la sento parlare in tedesco: «perché durante l’adolescenza – mi spiega – ho studiato un anno a Vienna». Ora il libro della sua vita si è chiuso ma quelle pagine rimarranno per sempre nella biblioteca del cuore.

      Un dono per la scuola

      Addio a Raffaella Raffaelli, maestra di vita e di studi letterari. In noi fortunati che l’abbiamo conosciuta ed amata, mai appassirà il ricordo che ha saputo donare ai suoi tanti alunni e a tutti coloro che la frequentavano. Infondeva amore in tutto quello che faceva e per tutto ciò che di bello e di grande sapeva cogliere nella natura, nell’amicizia e nella vita. Mi piace ricordarla così com’era. Sempre sorridente, ligia ai suoi doveri, amante dei libri e del mondo della scuola, sensibile e interessata a tutti i mutamenti della società. Nella veste di vice presidente della “Dante Alighieri” di Pesaro si era sempre distinta nei suoi numerosi compiti, per la sua passione nella diffusine della lingua e della cultura italiana. Partecipava attivamente a tutte le manifestazioni culturali della città a cui era molto legata. Consegno questi miei ricordi ai figli che abbraccio affettuosamente.

      Franca Gentile Prologo

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