“Offrire a un nostro grande amico quello che di bello e di buono succede qui. Raccontargli perché il nostro cuore ricomincia a battere”. Per questo motivo Silvio Cattarina, martedì 6 marzo, ha invitato l’arcivescovo Piero Coccia, a cui è legato da un rapporto di stima e di amicizia reciproca, ad una cena-incontro con le venti ragazze attualmente ospitate nella Comunità terapeutica femminile “Il Tingolo” e con i loro operatori (Giancarlo, Grazia, Augusta, Beatrice, Paolo, Valeria). Presenti anche alcuni amici: don Giuseppe Gaudenzi, Marco Cangiotti, Manuela Scavolini, Alberto Marchetti.
Regole. Durante l’ottima cena, preparata dalle ragazze stesse sotto la guida di uno chef, Ilaria, Eleonora, Martina, Sara, Elisabetta hanno raccontato la loro vita prima e dopo l’ingresso in comunità. Dal loro racconto sono emerse esperienze uniche e irripetibili, eppure tanto simili nella drammaticità di quel ritrovarsi in situazioni di schiavitù e di buio: istinti autodistruttivi, attacchi di panico, depressione, “male di vivere”. E simili anche nell’illusione: potersi liberare con la droga da quella incredibile sofferenza. Perché tutto questo accade? Una spiegazione sociologica risponde in parte: disagio familiare, violenze, padri pericolosi, amicizie sbagliate. Ma perché allora è accaduto anche a Ilaria, bella ragazza, brava a scuola, nella danza, nel rapporto con i genitori o a Eleonora, campionessa di pattinaggio? Evidentemente la ragione va cercata più al fondo, in quella misteriosa insoddisfazione del cuore umano che nei più si maschera dentro la normalità della vita, mentre nelle persone più sensibili esplode. Ma il fatto straordinario è che da questo buio si può rinascere e si può riprendere in mano la propria esistenza. Lo hanno testimoniato le ragazze stesse, pur senza nascondere la lotta che ciò comporta. Quali le condizioni di questa rinascita? Da un lato, regole molto severe: cosa che, ad esempio, Eleonora ha detto di non aver trovato in una precedente comunità del Trentino. Dall’altro, rapporti autentici con operatori abituati a riconoscere il male senza barare, ma anche capaci di scommettere sul bene e di dimostrarne l’esistenza. Dentro un rapporto vero, è stato detto, si recupera ogni errore, ogni sofferenza. L’importante è sapere “con chi” piangere, “per che cosa” veramente piangere, “a chi” offrire il proprio pianto.
Papa. L’arcivescovo ha ascoltato attentamente e ringraziato le ragazze, rispondendo anche alle loro domande sulla sua vocazione sacerdotale. Poi, dopo aver consegnato il Messaggio di Papa Francesco per la Giornata Mondiale della Gioventù, ricordando che le parole dell’angelo a Maria “Non temere!” sono dirette a ognuno di noi, ha dato loro appuntamento per la “Lavanda dei piedi” del Giovedì Santo e ha promesso di organizzare per tutta la Comunità dell’Imprevisto un’udienza a Roma dal Papa.
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Barbara Zobbio e Franco Bossini con Eleonora porgono sentite condoglianze a Giulia e famigliari tutti