URBINO – “Stazione di Urbino, 30 anni dopo”, è il tema dell’incontro, promosso da Urbino Capoluogo in collaborazione con l’associazione Ferrovia Val Metauro e Co.mo.do (Confederazione.Mobilità.Dolce), tenutosi nella sede di via del Popolo davanti ad un foltissimo uditorio che ha seguito con interesse le relazioni sottolineando con forza le ragioni del ritorno al treno e dimostrando di non gradire qualsiasi ipotesi di trasformare i binari in pista ciclabile. Ha aperto la riunione il senatore Giorgio Londei fondatore e presidente di Urbino Capoluogo che ha fatto il punto sull’iter parlamentare del disegno di legge, già approvato dalla Camera ed ora in discussione al Senato, per il ripristino a scopo turistico di un certo numero di ferrovie dismesse (in tutto 17), tra le quali è stata fortunosamente inserita anche la Fano-Urbino. Londei ha auspicato che venga discusso in sede deliberante al fine di accelerare il varo della legge. Londei ha anche parlato del decreto del Ministro dei Trasporti Signorile emesso nel 1986 che stabiliva la chiusura della linea Urbino-Fano, del recente decreto di dismissione della tratta in questione che permette l’alienazione del manufatto e dell’ancor più recente tentativo di vendere l’area che si diparte dalla stazione di Fano, bloccato all’ultimo momento. Londei ha fatto presente che la partita è aperta e che non bisogna sbagliare i passi; in sintesi, ci vuole una società ed un gestore per riaprire la ferrovia, è necessario il concorso della Regione, ci sono cinque anni per sfruttare questa finestra. E’ stato poi proiettato un intervento dello scrittore a parlamentare urbinate Paolo Volponi, custodito negli archivi di Tele2000, che si esprime con forza a favore della ferrovia che dalla fine dell’Ottocento collegava Urbino con Cagli, Pergola e Fabriano, cui si era aggiunta nel Novecento la Urbino – Fano. L’ing. Giovanni Carboni della Ferrovia Val Metauro, ha evidenziato il significato ed il valore del disegno di legge, ha detto che le ferrovie turistiche hanno costi minori e che il gestore può essere anche un privato, si è soffermato sui tentativi di smantellare la ferrovia a Fano e ha concluso affermando che bisogna riunirsi e prendere una decisione opertiva. Per l’architetto Massimo Bottini presidente di Co.Mo.Do. la dorsale appenninica rappresenta una questione nazionale e la ferrovia costituisce il modo migliore per affrontare il sistema della mobilità. Il rettore dell’Università di Urbino Vilberto Stocchi ha sottolineato che non possono non far riflettere i troppi interventi che vengono effettuati da Ancona in giù e che bisogna cambiare; ha annunciato che quest’anno gli iscritti sono aumentati di oltre 2200 unità e, ovviamente, ciò presuppone una maggiore attenzione verso i trasporti e le comunicazioni da parte degli enti interessati. Il consigliere regionale Andrea Biancani, presidente della commissione trasporti ha affermato di aver a cuore la ferrovia e di volersene interessare, ha fatto presente l’intenzione di confrontarsi con i sindaci, ha rilevato che il presidente Ceriscioli ha impedito la vendita della tratta della stazione di Fano. Ma non va dimenticato che dal 2011 la ferrovia non esiste più. La Regione si sta muovendo, il tracciato deve rimanere unitario e bisogna fare in modo che in tempi brevi si cominci ad usarlo avviando un progetto di mobilità dolce che non contrasti con il ripristino della linea ferroviaria, in quanto la legge non prevede risorse e la regione non è in grado oggi di finanziare un intervento di recupero. Gabriele Bariletti, responsabile dell’UTP (utenti trasporti pubblici) del Lazio ha affermato che non si può utilizzare la linea come pista ciclabile perché il materiale da impiegare per creare la pista, oltre che costoso, impedirebbe il riutilizzo del treno. In conclusione, prospettive certe, al momento, non sembrano esserci, ma c’è una volontà comune a favore del treno.
giancarlo di ludovico