SANT’ANGELO IN VADO – Dal 7 al 14 luglio Sant’Angelo in Vado ha potuto vivere, grazie anche alla vivacità del parroco, mons. Davide Tonti, una settimana di grande afflato spirituale, riscoprendo un’illustre e santa concittadina, monaca serva di Maria: Vittoria dalla vita Beata o – come amano definirla i vadesi – Beata Vittoria. Tra gli appuntamenti non potevano mancare la preghiera del rosario, l’adorazione eucaristica (guidati dai movimenti ed associazioni parrocchiali) e le celebrazioni conclusive nella stupenda chiesa di Santa Maria extra muros. La presenza dell’arcivescovo mons. Giovanni Tani ha solennizzato l’eucaristia di sabato in Duomo. Il provinciale dell’Ordine dei Servi di Maria, padre Sergio Ziliani ha proposto un incontro formativo sul carisma dell’Ordine ed ha presieduto la santa messa solenne venerdì 12 luglio, dies natalis di Vittoria.
I Vadesi del suo tempo riconoscono da subito in Vittoria (1465) le virtù cristiane di santità; monaca Serva di Maria, ha vissuto in maniera esemplare la vita religiosa monastica testimoniata dal Beato Gerolamo (1410-1470), che si adoperò per l’istituzionalizzazione del monastero della locale comunità di Santa Maria delle Grazie promuovendo una riqualificazione della vita contemplativa condivisa dalle sorelle e in maniera particolare dalla santità della monaca Vittoria. Il valore del nascondimento, del silenzio, della contemplazione saranno gli strumenti di elevazione spirituale con cui questa monaca, amata dal popolo vadese, si è conquistata il ricordo e la devozione. Questo suo nascondimento ispirato dalle parole di Giovanni Battista «Ora la mia gioia è compiuta. Egli deve crescere ed io, invece, diminuire» (Gv 3,29-30), portato agli estremi, ha cancellato la memoria storica che ci delinea la biografia e ne traccia le vicissitudini personali. Così i Vadesi hanno riconsegnato la memoria che non è più Vittoria a vivere in mezzo a loro ma “è Cristo che vive in lei”.
La vocazione monastica nell’ordine delle Servite porta la sua vita religiosa all’imitazione di Maria, serva di Jahwè, e ne traccia una chiamata incondizionata all’obbedienza, al sì gratuito offerto per sempre, che apre il suo animo ai doni divini. Dalle esigue memorie storiche si evince che Vittoria persegue il cammino mariano realizzato nel lavoro fedele e silenzioso costituendo quella provvidenza per la comunità e la Chiesa. Da sempre posta come faro che illumina la città di Sant’Angelo dall’interno (il monastero si affacciava sul centralissimo corso Garibaldi), da qualche decennio la comunità delle Serve di Maria si è trasferita sul Monte della Giustizia per poter diffondere ancora meglio, dall’alto, la luce di Cristo luce attraverso una vita fatta di pace, di preghiera e di intercessione.
L’amore per Dio e per i fratelli sono i due punti focali di un’esperienza religiosa, quella di Vittoria, che continua a pervaderci di fascino e di attrazione.
Don Andreas Fassa