Oratori pronti ad aprire ma …
A Pesaro centinaia di bambini hanno perso nonni e in qualchecaso anche un genitore. Un dolore da curare anche in oratorio
Pesaro
A CURA DI R.M.
Con la ripresa del lavoro e il protrarsi della chiusura delle scuole, per tante famiglie si è materializzato il problema dell’affidamento educativo dei figli. E considerato che i nonni rappresentano una categoria a rischio, sempre più genitori guardano con crescente speranza alla riapertura degli oratori che a Pesaro contano una rete di una trentina di strutture. Facciamo il punto con don Giuseppe Fabbrini, parroco di S. Maria di Loreto e responsabile della pastorale diocesana degli oratori.
Don Giuseppe quest’anno si sarebbe dovuta festeggiare la XII giornata degli “Oratori Insieme” e invece?
La nostra giornata rimane nella mente di Dio. Speriamo di poterla fare a settembre. Gli oratori aprivano con la fine della scuola ma ora anche maggio per le famiglie è un mese scoperto e sappiamo di alcuni bambini sono affidati allo sguardo del vicino di pianerottolo. È un problema oggettivo che si sapeva da un po’ di tempo ma nessuno ci ha dato indicazioni per riaprire.
Voi sareste pronti?
Ben volentieri ma dipende dalle possibilità che ci daranno. Finora abbiamo operato a distanza ma rimane il fatto che i bambini anche a casa con qualcuno devono pur stare. Stiamo sperimentando forme di tutoraggio per attività come gioco, riflessione e preghiera. Abbiamo provato a fare anche delle ipotesi con orari differenziati e classi scaglionate a rotazione. Ma di fatto regna una l’incertezza. Hanno rimandato la riapertura delle scuole a settembre rinunciando a fare sperimentazioni in questi ultimi ipotetici giorni proprio perché è quasi impossibile far mantenere la distanza di sicurezza ai bambini.
Quel è il compito educativo di un oratorio oggi?
Al di là dei luoghi comuni sul “non sarà nulla come prima” etc… credo che sia importante far leggere ai ragazzi quello che è avvenuto, far comprendere la realtà e trovare i criteri per consegnare ai più giovani l’opportunità di un’impostazione diversa.
Quali parole usare?
Qualche giorno fa ho mandato un messaggio ai cento bambini di Loreto che avrebbero dovuto celebrare la prima comunione in maggio. Ho detto loro che abbiamo “sospeso”. Ho usato questa parola che viene dal latino e significa “afferrare ciò che è in alto” per evitare che cada a terra. Credo che per afferrare il valore della confessione e dell’eucarestia, che sono doni alti, occorre custodirli e desiderarli e quindi prepararsi a realizzare questo desiderio. Quello che i bambini hanno fatto in queste settimane è un grande sacrificio ma le cose migliori della vita non si comprano. Occorre questa educazione al sacrificio perché non tutto si ottiene facilmente.
A Pesaro centinaia di bambini hanno perso nonni e in qualche caso anche un genitore. Andrà curata in oratorio anche questa sofferenza?
Certo. Solo nella mia parrocchia in un mese ci sono stati 41 decessi. Un dramma indescrivibile che non abbiamo potuto condividere con i nostri bambini. Ognuno ha sofferto nelle proprie case perché a distanza siamo riusciti a fare ben poco. Ci è mancata la possibilità di vederli piangere e asciugare le loro lacrime. Educativamente parlando dobbiamo ricostruire ma non mettere una pezza per far pari e ricominciare daccapo. Dobbiamo dare valore alla memoria di questa pagina che abbiamo vissuto.