Il marchio “Birra artigianale da filiera agricola” per difendere le produzioni locali e il loro legame con il territorio. È quanto sta portando avanti Coldiretti a livello nazionale, come ha spiegato Domenico Bosco, responsabile vitivinicolo della Confederazione nazionale degli agricoltori, lo scorso sabato 5 ottobre ad Apecchio per l’”Incontro sul luppolo nella Città della Birra: connessioni virtuose tra birra artigianale e territorio”.
Provincia. Un’iniziativa ospitata a Palazzo Ubaldini, inserita nel calendario della Mostra Mercato del Tartufo, dei prodotti del bosco e dell’alogastronomia. Proprio Coldiretti si è fatta capofila di un’esigenza emersa tra i microbirrifici. È nato così il Consorzio della birra italiana. Lo scopo è quello di mettere insieme mastri birrai e agricoltori per tutelare e valorizzare sia i produttori di Birra Artigianale Italiana che l’origine agricola delle materie prime attraverso un disciplinare apposito. Ovviamente servirebbe una legislazione nazionale adeguata per difendere il vero prodotto artigianale da quello industriale. “Il nostro obiettivo – ha spiegato Bosco – è quello di favorire lo sviluppo di una filiera stabile fatta di agricoltori con produzione di luppolo, orzo e cereali, maltifici e produttori di birra. Un’opportunità per tutti di fare qualità e di avere la giusta remunerazione per il proprio lavoro”. La provincia di Pesaro Urbino può ampiamente dire la sua in fatto di birra. Quasi tre birre su 10 prodotte in regione arrivano dal territorio provinciale dove sono sorti negli ultimi anni una trentina di microbirrifici. A livello regionale sono aumentati del 50% rispetto ad appena due anni fa.
Export. “Apecchio è una piccola realtà che ha fatto delle eccellenze del territorio un vanto e un punto di forza – ha detto Tommaso Di Sante, presidente di Coldiretti Pesaro Urbino – uno di questi punti di forza è proprio la birra. Da parte nostra dobbiamo puntare, come stiamo facendo per tutto l’agroalimentare, a difendere la distintività delle produzioni, valorizzando quell’alta qualità che ci viene riconosciuta in tutto il mondo”. Anche per quanto riguarda la birra: l’export ha fatto registrare un balzo del 33% dell’export nel primo trimestre 2019. Nei pub del Regno Unito finisce quasi la metà dell’export italiano. In forte aumento anche i consumi interni. Secondo una rielaborazione di Coldiretti Pesaro Urbino su dati Istat, la birra entra nei gusti del 51,2% dei marchigiani (erano il 49% solo un anno fa) mentre meno del 12% dei marchigiani la considera una bevanda prettamente estiva. Se guardiamo al dato nazionale, in Italia si producono 16,4 milioni di ettolitri, 550mila di birra artigianale (ma solo un 30% da filiera italiana). Per malto e luppolo i nostri mastri birrai sono ancora molto dipendenti dall’estero ma la produzione è in ascesa. Si calcola che nel 2020 ci saranno circa 100 ettari coltivati a luppolo mentre al momento la produzione nazionale di malto è di 80mila tonnellate, il 40% del fabbisogno, con importazioni dall’estero che valgono 43 milioni di euro.
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