NO ALLE ESTERNALIZZAZIONI è la voce dei Lavoratori del GRUPPO UBI e dei Sindacati (FABI, FIRST/CISL, CGIL/FISAC, UILCA, UNISIN) che ieri, venerdì 13 settembre, sono scesi nelle strade e nelle piazze di Arezzo, Bari, Bergamo, Brescia, Chieti, Cuneo, Jesi, Pesaro, Milano e Torino. In ballo ci sono 102 dipendenti, padri e madri, figli inermi di un territorio fortemente impoverito e dilaniato, che guardano con forte preoccupazione il proprio futuro. Lo scenario che si prospetta ai lavoratori è fin troppo noto. L’esternalizzazione di lavorazioni è un fenomeno ormai dilagante in tutto il mondo del lavoro e non interessa solo le Banche. E’ una modalità low-cost per ripulire le Aziende dai cosiddetti “esuberi” facendosi forte di un quadro normativo piuttosto debole. La tempistica, tra l’altro, è piuttosto disarmante in quanto siamo in pieno rinnovo del Contratto Nazionale del Credito che ha fra i punti centrali proprio la regolamentazione delle esternalizzazioni nel rispetto dell’Area Contrattuale e, soprattutto, nel rispetto del dipendente. E’ proprio il personale, definito dal Codice Etico di UBI Banca “il principale investimento dell’impresa […]”, che si affida all’Azienda “[…] per la realizzazione dei propri progetti di vita e di lavoro”.
Ci uniamo alla voce di Papa Francesco che richiama a “un nuovo umanesimo economico, che metta fine all’economia dell’esclusione e dell’inequità, a sistemi economici in cui uomini e donne non sono più persone, ma sono ridotte a strumenti di una logica dello scarto che genera profondi squilibri”. Ci definiscono risorse, ci trattano come numeri, come sottraendi, ma siamo persone, famiglie che credono ancora in un futuro migliore per i propri figli, e questo futuro qui non ci piace.
Crediamo in una Banca che crei valore nel Territorio, che non chiuda filiali ed esternalizzi uffici come purtroppo sta accadendo. Crediamo di poter essere parte viva di questa Banca come abbiamo già dimostrato nel progetto Banca Unica. Crediamo in una Banca in cui “FARE BANCA PER BENE” non sia solo uno slogan, ma una missione. Ed è per questo che oggi, Lavoratori e Sindacati nelle piazze, siamo ben più dei 102 impattati in questa esternalizzazione, perché è chiaro che è a rischio il futuro dei 20.000 dipendenti del Gruppo. E la nostra voce unanime è “NO ALLE ESTERNALIZZAZIONI”.
STEFANO PAGNINI (RSA FABI UBISS)