Quando la ricchezza sboccia in una piccola città grazie ad una attività artigiano-industriale frutto di genialità di una intera famiglia dove coraggio, fantasia, ambizione e grinta si accumulano contemporaneamente nei suoi numerosi componenti, pilotati da una “madre coraggio” intelligente e condottiera, avviene il miracolo e la città diventa sede e voce di una importante e qualificata attività che prima non c’era e i cittadini diventano sostenitori e “fan”dei nuovi padroni, orgogliosi di costituire il corpo di operai debuttanti nelle nuove officine, complici e giudici dei sette giovani padroni.
Mito. Così è successo a Pesaro nella prima metà del ‘900 con i fratelli Benelli! Una ventata di giovinezza, genialità, entusiasmo, gossip, mondanità, di soldi, fino a confondere la Provvidenza con la famiglia Benelli, l’inventiva e il progresso meccanico con l’Ing. Giuseppe, la capacità manageriale col Sor Filippo, la diplomazia e l’organizzazione col sor Giovanni, il gossip con gli amori delle sorelle, l’eleganza con le mise delle signore mogli. Il mito si rinsalda quando la sirena della fabbrica sveglia tutta la città, quando dottori e avvocati indossano gli stessi impermeabili del Sor Mimo e le adolescenti rivendicano, come status symbol, il fatto di frequentare le stesse scuole delle figlie dei Benelli e tutti i ragazzotti di periferia sognare la stessa motocicletta con la quale Tonino Benelli corre come un pazzo sul cordolo esterno del porto di Pesaro. Al mito Benelli si aggiunge anche quello di Dorino Serafini, che diventa un irresistibile eroe nostrano, corridore ardito, belloccio, simpatico e ruspante: le donne lo amano e lui ama le motociclette come le donne. Fino alla 2^ Guerra Mondiale la Ditta Benelli è stata Pesaro e viceversa, poi il triste tramonto. Il tempo, le mutate condizioni sociali post belliche, hanno segnato debolezze e incapacità specie delle nuove leve, come spesso succede anche nelle più fulgide dinastie. Il tramonto non cancella però il mito pesarese testimoniato da racconti, articoli, fotografie e ricordi.
Spettacolo. Se i Benelli hanno rappresentato i più spericolati brividi esibizionistici della città perché, con un volo di fantasia scenografica teatrale non farli diventare “ambiente” per una farsa rossiniana leggera e spregiudicata come “La cambiale di Matrimonio” che si presta ad elastiche mutazioni di tempi e di luoghi? Francesco Calcagnini ne ha parlato con i suoi allievi della Scuola di Scenografia dell’Accademia di Belle Arti di Urbino imbastendo così una situazione scenica trasversale e divertente fra le due lontane specificità pesaresi, quella rossiniana e quella “benelliana”, preparando uno spettacolo nuovo che il ROF ha messo in scena al Teatro Rossini la sera del 1° marzo con travolgente successo per celebrare l’estroso e bisesto compleanno del nostro “Cigno”. Un’estrosa, ironica, divertente, stracittadina contaminazione, ha unito i motori della Benelli, al genio musicale di Rossini, alla fantasia ritmica e disegnativa del progetto scenico, dimostrando l’inutilità dello “star system” quando si mettono assieme locali entusiasmi giovanili, capacità di insegnanti geniali e la disponibilità economica di Istituti, Amministrazioni e forze industriali attente alla promozione della cultura. “La Cambiale di Matrimonio” del 150°anniversario rossiniano è stato uno spettacolo inatteso e di gran successo e scenico e musicale. Fumetto e lirica, farsa e gioco, entusiasmo giovanile e storia, fantasia e ricordi, veri “peccati di gala”.