Fu certamente una vicenda ad accendere il potere seduttivo dell’abbadia di San Tommaso in Foglia: nell’antico cenobio benedettino il 9 ottobre 1047 finì i suoi giorni, dopo una permanenza di alcuni mesi e non senza sospetto di veleno, il papa tedesco Clemente II. L’avvenimento lasciò nella gente del luogo una grande impressione tanto che, quando a metà del ‘700 Annibale degli Abbati Olivieri iniziò a interessarsi all’abbadia, il popolo ancora ne tramandava la memoria. Dunque il fascino dell’abbadia fu alimentato anche dalla fama di santità di quel papa. L’Olivieri nelle sue “Memorie” cita anche un antico memoriale attestante alcuni prodigi avvenuti sulla sua tomba. Più tardi uno studio mostrerà l’infondatezza del documento, ma c’è da credere che negli anni in cui le spoglie del papa furono custodite nel monastero, prima di essere portate a Bamberg, attirarono un gran numero di fedeli. Lo narravano gli stessi abitanti all’Olivieri e nella chiesa si potrebbero trovare anche degli indizi a conferma di questo: il colonnato di destra infatti presenta alcuni tipici graffiti dei pellegrini medievali.
Letteratura. Va poi citato il sonetto che Giovan Battista Passeri nel 1750 dedicò all’abbadia, affascinato dalle sue vicende medievali e romane (sembra infatti che essa fu edificata sulle rovine di un tempio). Un canto appassionato e disperato per la sorte infelice del luogo, all’epoca ridotto a un cumulo di macerie, e per l’oblio che il tempo getta su ogni traccia e ogni vicenda umana. L’abbadia suggestionò le menti dei letterati anche nel secolo successivo: a fine ‘800 Raffaello Giovagnoli diede alle stampe un romanzo dedicato alla sciagurata figura di Benedetto IX, l’antipapa che regnò prima e dopo Clemente II e che fu accusato del suo avvelenamento. Giovagnoli fa sua questa ipotesi e immagina il papa ucciso durante una Messa con un’ostia avvelenata. Un romanzo coinvolgente, con una visione del medioevo anche mitica e caricaturale se vogliamo, ma con vicende storiche attendibili perché l’autore fu anche studioso di storia romana e medioevale.
Noir. Il fascino dell’abbadia non è solo legato alle vicende del papa, ma anche ad alcuni fatti di cronaca nera. Nel 1885 lo storico e letterato romano David Silvagni riferisce di una serie di uccisioni avvenute in seno a una benestante famiglia locale per il possesso di alcuni beni della stessa abbazia. Possiamo dunque immaginare quanto la sanguinosa vicenda abbia impressionato gli abitanti del tempo e contribuito ad aumentare l’enigmaticità del luogo. Credo dunque che stia principalmente in queste ragioni il fascino di San Tommaso in Foglia: la sua storia, la sua spiritualità ma anche questo senso di mistero che da sempre mette nell’animo delle persone. Un muro oltre il quale non ci è dato di vedere e dove lanciamo la nostra immaginazione. Che è proiezione del nostro desiderio di conoscere e anche, mi pare, del nostro desiderio d’infinito e di felicità.