Quest’anno mi ero ripromesso di evitare la Fiera, vuoi per la confusione che per il male alle gambe che provocano alcune ore di passeggiata a ritmo lento e soste frequenti. Poi l’attrazione di una targa di spianata con la mortadella ha vinto sulle mie remore. Con un po’ di fatica l’ho già digerita. Per arrivare in fiera ho preso l’autobus e qui il mio ego ha ricevuto la prima mazzata. Una signora, nemmeno tanto giovane, mi ha ceduto il posto a sedere. Poi leggi sul giornale “Picchia una donna sull’autobus per futili motivi:” Ho ingoiato il boccone amaro e mi sono accomodato, ma questa come si permette? Giunto sul posto ho iniziato a visitare le bancherelle: “Lo tsunami delle mutande” così ha definito la manifestazione un collega sul quotidiano locale. Troppo vero. Come sempre avevo stabilito un budget per comprare la sciocchezza dell’anno: il panno magico per pulire i vetri, la mini pialla da legno, il tritaverdure in acciaio, il pennarello per sbiancare le righe fra le piastrelle ecc.
Questa volta purtroppo non sono riuscito a spendere i miei 10-15 euro, avevo già tutte le cianfrusaglie in esposizione e le altre esibite non mi convincevano. Ho rimediato acquistando aglio, cipolla e miele. Sono cose che servono sempre. Però rifletto, la Fiera è pericolosa, oltre ad incontrare, volentieri, tanti amici si rischia di trovare anche molti rompiscatole che fanno perdere un sacco di tempo. Pazienza bisogna sopportare. Mi consolo ricordando che ai vecchi tempi si “pagava” la Fiera a qualche ragazza, in genere carina. Era un investimento, che però a me non ha mai fruttato. A quei tempi la mia testa superava l’altezza media della folla e mia madre che veniva a controllare mi individuava facilmente. Oggi mi confondo fra gli altri. Non sono io che mi sono abbassato, sono le nuove generazioni che sono cresciute.