Dalla sfiducia alla fiducia è un passaggio ineludibile e necessario. Lo esige il bene comune non solo del nostro Paese ma dell’Europa Unita e ciò non si realizza senza la politica. Che sia in atto tra gli italiani un “transfert” di fiducia dalle istituzioni verso i protagonisti dell’economia è un brutto segnale. Ben venga la loro collaborazione, ma non senza recuperare la funzione specifica della politica, di cui non si può e non si deve fare a meno. Sarà comunque difficile se non impossibile riaggregare le parti sociali, troppo indisponibili e troppo numerose, visti i simboli presentati. Nonostante tutto, prima e dopo il voto, qualcosa si può fare. Nella destra che guarda verso il centro ce n’è dello spazio e nella parte che dal centro guarda verso sinistra ancora di più: qui ad esempio si affaccia Prodi che invita a mettersi insieme con Gentiloni. Da ovunque gli scontenti guardano verso Grillo. Perciò il popolo tutto si converta e si educhi, magari in tempi lunghi, a quel bipolarismo che è la base di una democrazia autentica e matura. Ma senza onestà, studio e senso civico non se ne fa nulla. Ci si chiede: dove sono i cattolici? L’era dei Congressi, delle Casse rurali presenti in quasi tutte le parrocchie, del Partito Popolare di don Sturzo, prima del fascismo, e l’era dell’Azione cattolica, dei Comitati civici di Gedda, dei politici come De Gasperi, Gonella, Dossetti, La Pira, Bachelet…, dopo il fascismo, appartengono alla preistoria.