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      Home » Leonardo Reggiani, una vocazione lunga 40 anni
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      Leonardo Reggiani, una vocazione lunga 40 anni

      ROBERTO MAZZOLIDi ROBERTO MAZZOLI1 commento4 minuti di lettura
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      Il prossimo sabato 30 settembre Leonardo Reggiani verrà ordinato presbitero per l’imposizione delle mani e la preghiera consacratoria dell’arcivescovo di Pesaro Piero Coccia. È il secondo nuovo sacerdote che nel 2017 la Chiesa di Pesaro riceve in dono dal Signore dopo Valerio Rastelletti (vedi pagina a lato). Il quarto in appena due anni.

       

       

      Chi è Leonardo e come nasce la tua vocazione?

      Nasco a Fiorenzuola di Focara 56 anni fa e la mia è stata un’infanzia non proprio felice perché i miei genitori erano emigrati all’estero per lavorare. Da bambino frequento la parrocchia con don Silvano Ricci – che mi ha battezzato – e divento “chierichetto”: più che altro perchè era l’unico passatempo. Poi il trasferimento a Gabicce e la scuola media a Pesaro e l’alberghiero a Cattolica ma continuo a frequentare la chiesa, anche se, per evitare lo “sfottio” degli amici, spesso entravo dalla porta secondaria. Nell’anno degli esami di maturità era giunta nella mia parrocchia la statua della Madonna di Fatima e ricordo di avere avvertito il pensiero di farmi prete. Mia madre non gradiva l’idea ma entro comunque in seminario a Pesaro. Dopo tre mesi me ne sono andato sbattendo la porta e giurando che non ci avrei più messo piede.

      Come prosegue la tua vita?

      Con il servizio militare, poi lavoro come cameriere per 15 anni e in seguito, grazie a mio padre, apro una cartoleria tabacchi che ho gestito per 23 anni. Ma ho continuato a cercare la felicità inseguendo quelle chimere proposte ai ragazzi che ieri come oggi non sono cambiate: il divertimento, la sessualità senza problemi … Negli anni Settanta Gabicce era famosa per la Baia degli Angeli, la trasgressione era al massimo, ma io non ho mai avuto il coraggio di seguire certe strade ed oggi ringrazio Dio di avermi protetto perché molti della mia età ci hanno rimesso la vita.

      Poi mi innamoro di una ragazza di Gabicce, stiamo insieme 10 anni, progetto il matrimonio ma salta tutto. Mi arrabbio con il Signore e decido di godermi la vita senza più problemi. Però la felicità mi appariva come i fuochi d’artificio: passato l’attimo rimanevo a bocca asciutta. Tra l’altro mi capita un serio problema di salute e mi hanno operato. Allora mi sono reso conto che dovevo fidarmi del Signore e così ho venduto tutto, mi sono messo in ascolto della vita lì ho incontrato veramente il Signore.

      Quando è successo?

      Non c’è un momento preciso ma l’ho incontrato attraverso circostanze concrete. Ho avvertito che Lui era sempre stato con me. Mi aveva fatto tornare la voglia di vivere e la stima in me stesso. Ho iniziato a frequentare i monaci a Cesena e la parrocchia a Gabicce con i frati rumeni. Poi padre Damian, parroco di allora, mi ha invitato ad un corso per accoliti e lettori e ho proseguito la strada con don Gino Rossini. Mi sono iscritto a Scienze Religiose a Pesaro e lì ho ritrovato persone che non avrei mai più voluto vedere dai tempi del seminario, come don Marco De Franceschi. Oggi benedico don Stefano Brizi per la guida verso il diaconato, avvenuto tre anni fa e il mio vescovo Piero Coccia perché mi è stato padre affidandomi proprio a don Marco de Franceschi che ho riscoperto come una persona di una tenerezza unica.

      Insomma una lunga e tormentata vocazione…

      Tanto che un amico prete mi ha detto: “il tuo seminario è durato 40 anni”… un percorso biblico!

      Come vivi l’attesa verso il sacerdozio?

      Con molta serenità. Ho sempre chiesto al Signore di fermarmi se questa fosse stata solo una mia ambizione. Come prete so di non aver niente da offrire se non l’esperienza di aver incontrato il Signore crocifisso e risorto. So di essere polvere ma polvere amata e redenta. Il 30 settembre sono pronto ma se il Signore mi dovesse chiamare prima, come per Mosè con la Terra Promessa, sarei felice lo stesso. Ho capito che è la tenerezza di Dio che ci fa andare avanti.

       

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      1 commento

      1. Giulia Cavallaro il 4 Ottobre 2022 7:49

        Caro don Leonardo,
        La sua vita, tormentata ed illuminata èrappresenta per me un punto di riferimento importante per la mia, che è nell’ultimo tratto e ancora in salita e irrisolta.
        Giulia
        Vorrei incontrarla.

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