Si è concluso, con la presenza dell’Arcivescovo Piero Coccia, l’anno accademico 2016-2017 dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose “Giovanni Paolo II”. Mercoledì 31 maggio, a Villa Borromeo, si sono ritrovati in molti – tra docenti e studenti – per festeggiare, insieme al direttore Paolo Boni, la fine di un anno che, come sempre, per coloro che lo hanno frequentato si è rivelato molto ricco sul piano della formazione teologica e molto utile per vivere più consapevolmente sia la propria fede che il proprio impegno ecclesiale e civile. Nell’incontro l’Arcivescovo ha annunciato un’importante novità: dal prossimo anno tutta l’organizzazione dell’Istituto subirà un radicale cambiamento. Da tempo, infatti, la Congregazione per l’Educazione Cattolica, il Comitato per gli studi teologici della C.E.I. e la Pontificia Università Lateranense hanno affidato ad una apposita Commissione il compito di effettuare un’opera di razionalizzazione, che ha già portato in tutta Italia a una drastica riduzione del numero di questi Istituti. Per le Marche il progetto, ormai definitivamente approvato, prevede, da un lato, la presenza di un unico Istituto quinquennale in Ancona che fa capo alla Conferenza Episcopale Marchigiana; dall’altro, la creazione di due poli di formazione a distanza, per via telematica: a Pesaro (per le Marche del Nord) e ad Ascoli Piceno (per le Marche del Sud).
Gli studenti pesaresi si collegheranno in diretta da Villa Borromeo con la sede di Ancona, non solo per seguire le lezioni, ma anche per interagire personalmente con i docenti. Naturalmente sono stati elaborati un nuovo Statuto con relativo Regolamento e un nuovo Piano di Studi, con il quale si potrà conseguire la laurea in Scienze Religiose. Tale riorganizzazione riguarderà solo gli studenti che a settembre inizieranno il primo e il secondo anno accademico; quelli del terzo, invece, concluderanno regolarmente il ciclo di studi secondo il vecchio ordinamento. Nel’illustrare le novità che il prossimo anno impegneranno il nostro Istituto diocesano, l’Arcivescovo ha ribadito con convinzione il valore di questo percorso formativo per i laici: sia per coloro che intendano insegnare religione cattolica o comunque possedere una laurea triennale, sia per quanti vogliano approfondire il loro cammino di fede, fino ai non credenti che ritengano utile per la propria crescita culturale incontrarsi con la realtà delle Sacre Scritture e della riflessione sulla fede. Certo, per i cristiani, la frequenza ai Corsi dell’Istituto non può sostituire il cammino che ognuno percorre dentro la propria comunità; è però un supporto ad esso, una sorta di forza in più, per scoprire le radici, il retroterra di quello che stanno vivendo.
Paola Campanini