Dopo la convergenza sul modello tedesco, la possibilità del voto anticipato sembra acquistare sempre più concretezza. Anche Berlusconi, promotore dell’accordo sulle regole del gioco (in cambio delle elezioni in autunno), ha lanciato segnali chiari in questa direzione: «Probabilmente manca poco al momento in cui gli italiani potranno di nuovo scegliere da chi vogliono essere governati, se finalmente potremo avere una legge elettorale condivisa che garantisca l’effettiva corrispondenza tra il voto espresso dagli italiani e la rappresentanza in Parlamento. Per chiarire meglio: se un Partito ottiene il 20% dei voti deve avere il 20% dei parlamentari». Per il movimento Cinque Stelle un’ipotesi, quella del voto anticipato, che ha persino una data certa, il 10 settembre, i cui elettori nella consultazione online hanno suggellato il via libera arrivato dai vertici la settimana scorsa. Niente «compromessi» e niente «mercato delle vacche», avverte però Grillo. I pentastellati Vito Crimi, Roberto Fico e Danilo Toninelli all’uscita dell’incontro con il Pd, al quale hanno consegnato la proposta votata dalla base M5S, si appellano alla serietà e responsabilità delle altre forze politiche: in questo modo «potremo finalmente dare al Paese, dopo quasi dodici anni, una legge elettorale rispettosa della Costituzione». Cosa che non è avvenuta, sottolineano, con Porcellum e Italicum.
Intanto Pd e Fi sono impegnati a scacciare l’immagine di un nuovo Nazareno ribadendo come l’intesa raggiunta sia soltanto di natura tecnica. Un concetto ribadito anche dal capogruppo di Fi alla Camera Paolo Romani: «Quel patto era un accordo più complesso, riguardava la riforma della Costituzione e la scelta condivisa del capo dello Stato. Qua siamo di fronte a un’intesa tecnica. È più facile fidarsi perché è più facile raggiungere l’accordo». A frenare sul “Germanicum” è invece la minoranza del Pd. Nel corso di un intervento a Napoli per l’assemblea della Bcc locale, il ministro della Giustizia Andrea Orlando ha ribadito la sua contrarietà: «Credo che sia più utile, a posteriori, una legge elettorale che assicuri governabilità all’ indomani del voto. Il sistema tedesco ha molti pregi ed è buono per quel Paese e spinge per un sistema di larghe intese. Ma non credo che sia funzionale per affrontare i problemi dell’Italia». Un’opposizione che potrebbe portare diversi problemi al Partito Democratico, ma su questo argomento lo sfidante di Renzi all’ultimo congresso sceglie di non esporsi: «Non lo so, ne discuteremo. Le posizioni non sono buone o cattive in assoluto – prosegue – e sono da valutare secondo il consenso che riescono a raccogliere».