Entra nelle cronache quotidiane in punta di piedi e nonostante i disagi, i danni e qualche vittima non mette paura. Anche il suo nome, clima, è abbastanza scorrevole. In realtà è una vera e propria emergenza e qualora si mostrasse, la sua faccia diventerebbe veramente drammatica (vedi in molti Paesi orientali e nel Corno d’Africa dove 24 milioni di persone sono condannate a morte per siccità). Se avessimo pazienza, prudenza, intelligenza e coraggio di approfondirne la conoscenza, dovremmo averne paura davvero. È in gioco il futuro della storia dell’umanità. Non sto esagerando. Ridurre le emissioni di gas serra per contenere l’aumento della temperatura globale al di sotto di 2 gradi centigradi è la sfida ineludibile del XXI secolo per la sopravvivenza del pianeta e delle future generazioni. Non ci sono alternative. Ne è convinta Christiana Figueres, un’autorità mondiale in materia, in prima linea nella realizzazione dell’Accordo di Parigi (2015, Mission 2020) che, in qualità di responsabile ne parlò nelle settimane scorse a Roma presso la Pontificia Università Lateranense, insistendo sul ruolo dell’ONU, della Santa Sede e soprattutto della società civile. È l’approdo al grande tema ecologico della salvezza del creato e della cura della Casa comune. Nella Chiesa a parlarne per primo è stato papa Giovanni XXIII nella Pacem in terris. Ma chi lo ha affrontato di petto e lo ha messo a fronte della cultura moderna è stato Paolo VI. Egli si riferisce alla problematica ecologica come crisi derivata dall’attività incontrollata dell’essere umano; attraverso lo sfruttamento sconsiderato della natura l’uomo rischia di distruggerla e di essere a sua volta vittima. Parlando alla FAO sottolinea la possibilità “sotto l’effetto di contraccolpi della civiltà industriale….di una vera catastrofe ecologica”.
Ci vorrebbe un mutamento globale nella condotta dell’umano. Un lavacro radicale nelle acque del Giordano che restituisca all’uomo la sua soggettività e la piena dignità, alla natura la sua bontà e la sua bellezza. È la perenne interpretazione dell’autentica ecologia integrale di Francesco d’Assisi, che ha celebrato la fratellanza fra l’uomo e il creato, da grande poeta del primo Dolce Stil Novo, con il “Cantico delle creature”. E chi lo ha ripreso dalla storia e lo ripropone alla storia di oggi è papa Francesco con l’Enciclica “Laudato sì” che si pone sulla scia delle grandi encicliche sociali della Chiesa. Molte personalità laiche l’hanno definita “Trattato di ecologia” per tutte le stagioni, per chi crede e per chi non crede. Ecco perché Christiana Figueres ritiene che la Santa Sede abbia un ruolo insostituibile nella Mission 2020. E riguardo all’atteggiamento di Donald Trump che nega il problema, no comment.
Raffaele Mazzoli