
DOPO 72 ANNI LA FAMIGLIA SARANO ABBRACCIA I FIGLI DELL’UFFICIALE TEDESCO CHE LI SALVO’ DALLA SHOAH
Messaggeri di pace
di Roberto Mazzoli
La festa della Liberazione ha permesso in questi giorni di far rivivere numerose storie in apparenza dimenticate ma ancora vive nelle memoria di tante persone. Come la vicenda della famiglia ebrea Sarano, salvatasi dalla Shoah sulle colline pesaresi, nel borgo di Mombaroccio. Proprio da qui il 25 agosto 1944 inizia lo sfondamento della linea gotica. A guidare le operazioni dell’ottava Armata arriva appositamente il primo ministro inglese Churchill. Ventiquattrore di bombardamento ininterrotto dell’artiglieria canadese per far arretrare l’avamposto tedesco arroccato sul colle del santuario del Beato Sante Brancorsini. Ma sotto quelle bombe, nelle grotte del convento francescano, sono rifugiati anche 300 civili che da mesi vivono a stretto contatto con l’esercito della Wehrmacht.
Il comandante tedesco Erich Eder, pur avendo saputo della presenza della famiglia ebrea, decide di non deportarla verso i campi di sterminio. I Sarano allora sono in sei: Alfredo con la moglie Diana, le figlie Matilde e Vittoria, la madre Allegra e il fratello Arturo. «Mio padre – spiega oggi Vittoria – era il segretario della comunità israelitica di Milano e conosceva a memoria i nomi di centinaia di ebrei. Una sua eventuale cattura avrebbe potuto avere conseguenze gravissime per tante persone». Erich Eder invece è un cattolico di Pfarrkirchen, in Baviera, amico dei frati del santuario e in particolare di padre Sante Raffaelli che già stava proteggendo la famiglia Sarano grazie anche ad una famiglia di contadini del posto, i coniugi Ciaffoni.
Prima della battaglia finale Eder fa un voto al Beato Sante Brancorsini affidando la salvezza sua, dei suoi soldati e dei civili del posto. Nel 1953 tornerà in bicicletta dalla Baviera a sciogliere quel voto senza più sapere nulla della famiglia Sarano che nel frattempo si era trasferita in Israele. Erich Eder morirà nel 1998 ma solo nel 2012 le sorelle Sarano verranno a conoscenza del gesto compiuto da quell’ufficiale tedesco. Inizia da allora un paziente lavoro di ricostruzione storica culminato in questi giorni con il ritrovamento dei figli del comandante Eder: Ildegarda, Edwige e Günther.
Domenica 24 aprile, dopo 72 anni da quegli avvenimenti, i protagonisti di quella vicenda si sono riabbracciati. Per l’occasione le sorelle Vittoria Sarano e Miriam (nata nel 1945), sono tornate a Mombaroccio insieme ai figli e ai nipoti in occasione della Pasqua ebraica. Sedici persone per ben tre generazioni rappresentante, mentre altri membri della famiglia, tra cui Matilde, hanno seguito lo storico viaggio da Israele. «Abbiamo voluto portare con noi tutti – spiega Miriam – per tramandare la conoscenza di coloro che ci hanno permesso di continuare la nostra discendenza». Dalla Germania erano presenti Ghünter Eder e Peter Küspert, quest’ultimo marito di Ildegarda nonché presidente della Corte Costituzionale della Baviera. «Sono fiero di mio padre – ha detto Ghünter Eder – che non ci aveva mai raccontato questi fatti e che ha saputo far prevalere la legge del cuore sul dovere militare». Poi ha svelato una circostanza sorprendente perché «proprio nei giorni in cui mio padre era a Mombaroccio, mio nonno stava salvando la vita di Betty Greif, una signora ebrea alla quale oggi è intitolata la scuola di Pfarrkirchen».
L’arcivescovo di Pesaro monsignor Piero Coccia, ha voluto consegnare ai testimoni di allora, una pergamena dove è riportata anche in ebraico e tedesco una frase di Edith Stein, compatrona d’Europa uccisa ad Auschwitz: «Il nostro amore per l’uomo è la misura del nostro amore per Dio». «L’esempio di quegli anni – ha detto l’arcivescovo – è oggi di estrema attualità e si pone su quella via della pace, dell’accoglienza e del dialogo che sono le radici giudaico-cristiane dell’Europa». Tra i presenti alla giornata anche alcune scuole di Pesaro che hanno realizzato un documentario sulla vicenda e un breve monologo teatrale «perché – hanno spiegato – chi si oppose alla Shoah non sia mai dimenticato». E ora il sindaco Angelo Vichi, sta pensando ad una via di pace che unisca definitivamente Mombaroccio con la Baviera e Israele.