“LA QUADRERIA PERDUTA” – NUOVO LIBRO DI LUCIANO BAFFIONI VENTURI
L’epopea degli Sforza di Pesaro
È appena giunto in libreria il 2° volume delle “Storie degli Sforza pesaresi” di Luciano Baffioni Venturi dal titolo “La quadreria perduta di Giovanni Sforza signore di Pesaro”, 194 pagine con 358 fotocolor (il prezzo è soltanto quello di costo tipografico e di distribuzione: 15euro).
Il libro, che fa parte della collana “Storie degli Sforza pesaresi”, ha la prefazione di Roberto Domenichini, direttore dell’Archivio di Stato di Pesaro.
Il volume di Luciano Baffioni Venturi esamina le vicende della quadreria privata della famiglia Sforza partendo dall’inventario compilato il 20 ottobre 1500, al momento dell’arrivo a Pesaro delle truppe dell’invasore Cesare Borgia “il Valentino”, quando Giovanni Sforza mise in salvo i manoscritti, i quadri e le “robe” preziose che conservava nel palazzo ducale. Il libro analizza i dipinti della quadreria, oggi in massima parte perduti, presenta le schede biografiche degli autori e fa una panoramica esaustiva sull’arte a Pesaro nella seconda metà del Quattrocento fino al primo decennio del Cinquecento. Lo scopo principale è quello di mettere a punto l’epoca (e l’epopea) degli Sforza di Pesaro che non è stata ancora sufficientemente indagata. Ovviamente “La Quadreria perduta” è solo un pezzo dell’opera complessiva pubblicata e da pubblicare. La modesta ambizione dell’autore è di contribuire a illustrare la storia degli Sforza pesaresi, a ricapitolarne i dati storici e soprattutto a renderla agevole anche ai non specialisti, ad opera di uno studioso non strettamente specialista, ma che si dedica allo studio degli Sforza da almeno un decennio.
Alessandro Sforza, capostipite degli Sforza pesaresi, al pari del più noto e facoltoso cognato (e in seguito anche genero) Federico di Montefeltro, aveva iniziato ad allestire nel Palazzo Ducale di Pesaro una preziosa libreria e una quadreria di un certo pregio, incrementate poi dal figlio Costanzo e dal nipote Giovanni. La quadreria era prevalentemente una “galleria degli antenati illustri”, da mostrare agli amici e ai visitatori allo scopo di esaltare le virtù del casato degli Sforza e per sottolineare il loro mecenatismo. Nel Palazzo Ducale esistevano quindi, fino all’inizio del secondo decennio del Cinquecento, una libreria (448 libri manoscritti) e una quadreria (almeno 24 quadri) raccolte dagli Sforza negli anni 1445-1512, e oggi entrambe considerata perdute. È invece opinione dell’autore che sia la libreria, sia la quadreria non siano andate distrutte, o comunque non siano bruciate completamente nel fantomatico incendio del 1514 (nei circa trenta manoscritti rintracciati o nei due quadri sicuramente ritrovati non risultano segni di bruciatura), e che i manoscritti preziosi e molti quadri siano stati venduti dagli ultimi Sforza, in particolare da Galeazzo (+1519), fratello di Giovanni Sforza, ormai privato della signoria, e da Isabella (1503-1561), figlia naturale di Giovanni e ultima erede della dinastia sforzesca pesarese. Il resto potrebbe essere stato disperso attraverso passaggi di proprietà che ancora non conosciamo e finito in collezioni e aste di tutto il mondo.
Purtroppo a Pesaro non è rimasto niente della collezione (il trittico di Rogier van Der Weyden con i ritratti di Alessandro e dei figli Battista e Costanzo è al museo reale di Bruxelles e il S. Sebastiano di Amico Aspertini è a Washington). Ci consoliamo però con la pala dell’Incoronata di Giovanni Bellini, con i resti della pala di Marco Zoppo e con qualche altra “cosuccia”, tutto voluto e commissionato dagli Sforza pesaresi.