TESTAMENTO BIOLOGICO A PESARO – DIBATTITO IN CORSO
MASSIMO DOMENICUCCI SI RACCONTA PRIMA DI UN DELICATO INTERVENTO CHIRURGICO
Nella fragilità la forza della vita
Sulla questione del testamento biologico nel Comune di Pesaro torna a parlare Massimo Domenicucci, presidente regionale Anmic Marche.
Massimo ci spieghi il perché di questa intervista?
Subito dopo gli articoli usciti sul Nuovo Amico mi hanno fissato la data per un intervento delicatissimo a cui dovrò sottopormi il prossimo 23 marzo. Andranno a toccarmi 4 vertebre cervicali per innestare una protesi. Dovranno lavorare sul midollo scoperto con un elevato rischio di infezioni ed errori umani. Mi hanno informato che esiste la concreta evenienza di rimanere in stato vegetativo o paralizzato.
Hai pensato di lasciare una dichiarazione anticipata di trattamento sanitario?
Assolutamente no. Questo è il terzo intervento alla colonna vertebrale. L’anno scorso in una situazione molto meno grave però avevo pensato di farla finita. Credevo che fosse meglio morire.
Come mai?
La mia grossa preoccupazione era per la famiglia. Ho una bimba piccola, una moglie e poi c’è il lavoro per l’Anmic di cui sento una grande responsabilità. Non volevo essere di peso per nessuno.
Cosa è cambiato allora rispetto allo scorso anno?
Il fatto che ho preso coscienza che non è giusto costringere le persone a lasciarsi andare non per loro reale volontà ma per non essere di peso alla società. Confrontandomi anche con tanti altri malati ho capito che spesso siamo “costretti” a pensare al fine vita.
Quindi chi decide di smettere di lottare per la vita lo fa per non pesare sui propri cari?
In tanti anni a contatto con situazioni di grave fragilità ho potuto verificare che quasi sempre c’è il problema del dopo di noi. Cioè la preoccupazione di lasciare i nostri cari in una situazione devastante. Sappiamo bene che di fronte ad una persona gravemente disabile le istituzioni ti abbandonano quasi del tutto. E allora perché i gruppi consiliari del Comune invece di varare registri biotestamentari non si confrontano su questi temi con noi? A Pesaro mancano tantissimi servizi, vediamoli insieme. E poi c’è da considerare anche un’altra questione di cui nessuno parla.
Vale a dire?
Di fronte all’ipotetico diritto di terminare la propria vita ci sarà qualcuno in dovere di uccidere. Un dovere non so se mi spiego? Sento parlare con molta superficialità di dignità di vivere ma chi decide quando una vita non è più degna di essere vissuta? Siamo veramente liberi in questa scelta o non siamo forse condizionati da una società che ci vuole sempre più efficienti e se non funzioniamo a dovere ci spinge a pensare che è meglio essere eliminati? Facciamo scoprire soprattutto ai ragazzi che la bellezza interiore esiste davvero.
Ti salutiamo con un grande in bocca al lupo per l’intervento chirurgico.
Grazie! Naturalmente mi auguro che tutto andrà bene ma se anche dovesse andare storto e mi rimanesse la possibilità, continuerò a spendere la mia vita perché in questo territorio vengano garantiti i servizi ai disabili e alle loro famiglie per la vita e non per la morte. Anzi avrò ancora più voglia di combattere.