Tutti ne parlano. Specialmente oggi in quanto strettamente legata alla persistente crisi. Si presenta come questione sociale del momento la cui complessità dei problemi interpella economia e politica. Non posso esimermi dall’informare i nostri lettori anche se è difficile per me affrontare certi temi e così gravi e nevralgici per la vita della gente. Occupazione, fisco e finanza sono anche nella Agenda dell’UE cui si aggiungono elezioni e semestre italiano. Occasione quest’ultima da non sprecare per noi che dobbiamo recuperare credibilità a livello continentale. Premetto che negli Stati Uniti il tasso di disoccupazione è sceso al 6,7% mentre quello dell’UE rimane al 12% e in Italia il tasso di disoccupazione giovanile si stabilisce intorno al 40%.
Domanda: verso quale direzione andiamo ovvero, verso quale direzione va l’Europa (UE)? La prima cosa da fare è buttare i soldi sul mercato con l’intento preciso di aprire la via verso l’occupazione, investirli cioè sul lavoro. Ciò non sarà possibile senza la revisione dei trattati con le Banche e senza una Banca Centrale Europea (BCE), una e di tutti i Paesi aderenti ed abbia lo scopo di ridurre la disoccupazione. Attenti alle cosiddette politiche monetarie espansive. Spesso vanno ad alimentare la speculazione finanziaria più che finanziamenti a famiglie e imprese, giacché la grande “crisi finanziaria” degli anni della profonda crisi fu una realtà, ma anche un atroce inganno (il mercato del danaro per il danaro, non per la produzione!). Secondo gli esperti, e non solo, è essenziale la riforma della finanza onde prevenire calamità del genere.
Gli Stati Uniti l’hanno capito e sono ricorsi ai ripari (una norma e un finanziamento di 85 mld di dollari per ogni mese.) Sembra che anche l’Europa si orienti a procedere in questa direzione. Perfino i cinesi hanno capito (stanno studiando l’adozione di una Tobintax e poi aprire il mercato finanziario sull’occupazione). È importante comunque il sistema degli incentivi per non essere preda della finanza speculativa. Osservazioni e analisi che si riferiscono al tema occupazione e lavoro, vengono rimandate alla politica, perché, tutto sommato, è questione socio-politica acuta e urgente direttamente ricollegata alla crisi. E non è soltanto economica. La politica italiana, in questo particolare momento, è in stato embrionale. Ostaggio dei nuovi (giovani) segretari dei partiti, suscita molte speranze, ma anche insicurezze. Dalla ribalta giungono molti messaggi e buone intuizioni e tante parole, forse troppe, col rischio di cadere nel vuoto.
Gli italiani hanno bisogno di fiducia e i nuovi protagonisti di consenso, non solo, ma di essere sostenuti. Chi barcolla nel buio chiede un po’ di luce. Che venga dal basso ci vorrebbe una umanità nuova, che venga dall’alto ci vorrebbe un supplemento di fede ritrovata. Non è una predica bensì uno spazio culturale donde attingere ciò che non abbiamo.
Raffaele Mazzoli