Non so se ci avete già pensato, a casa mia sì. Occorre organizzare il pranzo di Natale ma soprattutto scegliere i parenti da invitare. Chiamiamo la zia? Poverina è sola. E le due cugine single (zitelle)? Hanno tanto bisogno di compagnia. Un momento prima contiamo quanti siamo. No, no non è possibile, non ci stiamo a tavola. E se la zia andasse dalla sorella? Ma non puoi invitare la gente a casa degli altri. Sì, ma un suggerimento … Allora andiamo tutti a casa di mio cognato, che ha anche la tavernetta e ognuno porta qualcosa. Perché non andiamo dai consuoceri? Forse è meglio se invitiamo loro. Sì ma sono tanti in famiglia, non c’è posto per tutti. Per quanto la si rigiri è più semplice la formazione di un governo che la lista degli invitati.
E per fortuna che per antica tradizione familiare da noi non si fa il cenone della Vigilia: il 24 dicembre si pranza e si cena con un piatto di ceci. La scusa ufficiale è che ho fatto un fioretto, la realtà è che i ceci col pane secco e l’olio buono mi piacciono proprio. Comunque questo non ci esime dall’organizzare una masnada di parenti che il 25 dicembre ci invaderanno la casa. Per carità, non è che mi dispiaccia la loro compagnia, ma pochi alla volta. Quello che mi infastidisce è il caos, i bambini che corrono, i brindisi senza senso. “Buon Natale a tutti”. Ma alle cinque del pomeriggio è ormai notte ed il Natale è quasi passato. Mi viene un’idea: andiamo alla mensa della Caritas, il Natale con i poveri e, con una piccola offerta, ci facciamo anche una splendida figura. “Vergognati, approfittare delle disgrazie degli altri per fare il tuo comodo”. Forse avete ragione, però mi sembrava una bella idea.
Alvaro Coli