Un evento del cuore e dell’anima, attesissimo, ed eccolo alle ore 16 è arrivato puntuale il nostro caro Giuseppe. E’ un uomo semplice, un umile frate francescano conventuale nato nel 1603. E’ arrivato in silenzio, accolto con un mare di affetto nella nostra piccola chiesa. Lo conoscete? E’ il patrono degli studenti e degli esaminandi, la sua residenza attuale è Osimo ma negli ultimi mesi è impegnato in una Peregrinatio per il 350° anniversario della sua morte. E’ quindi passato a trovarci per ricordarci che la santità non è un bene per pochi eletti ma una vocazione che coincide con la vocazione cristiana: non si può essere veri cristiani se non si tende continuamente alla santità. Lo ha ricordato anche l’Arcivescovo Piero Coccia durante l’omelia della messa che si è celebrata nel tardo pomeriggio. Ricollegandosi alle letture proprie della messa del santo ci ha sottolineato l’aspetto fondamentale del nostro Giuseppe cioè l’umiltà. Chi non è umile e si fida di se stesso non può avere fede e non può rivolgersi a Dio con fede e quindi non può incontrarlo. Solo l’umile incontra Dio e san Giuseppe non solo l’ha incontrato ma si è lasciato plasmare da Lui fino a dire “desidero amare e servire Dio senza preoccuparmi di servirlo e amarlo, non lo faccio per paura dell’inferno o per il paradiso ma solo per lui medesimo”.
Il santo è una figura universale, un segno per tutta la chiesa e ci dice che lasciando agire Dio tutto è possibile. San Giuseppe aveva ricevuto dal Signore il dono della levitazione. Durante le sue celebrazioni eucaristiche tutto il suo essere era talmente attirato dal Signore da diventare così leggero da staccarsi da terra e volare. Questo gli è costato tanto, nella sua umiltà se ne vergognava dicendo che erano “difetti di natura” ma la sua pazienza è infine diventata per lui gioia. Ed eccolo tra noi a parlarci ancora e a dirci quanto è buono il Signore, ad aiutarci ancora con la sua presenza per rafforzare in noi la Fede perché, come ci ha detto il nostro Arcivescovo, la Fede possa generare una Speranza certa che ci sostenga nelle prove e nelle difficoltà e perché possa crescere e diventare concretezza in gesti di pura Carità. Siamo chiamati alla santità, non ad altro ed è necessario sfatare la menzogna che non sia possibile o che questo sia solo per pochi: Fede, Speranza e Carità!
Ecco il suo cantico del bene: “Chi fa ben sol per paura non fa niente e poco dura. Chi fa ben sol per usanza se non perde poco avanza.Chi fa ben come per forza lascia il frutto e tien la scorza. Chi fa ben qual sciocco a caso va per l’acqua senza vaso. Chi fa ben per parer buono non acquista altro che suono. Chi fa ben per vanagloria non avrà giammai vittoria. Chi fa ben per avarizia cresce sempre più in malizia. Chi fa ben con negligenza perde il frutto e la semenza. Chi fa ben all’indiscreta senza frutto mai s’acquieta. Chi fa ben solo per gusto mai sarà santo né giusto. Chi fa ben sol per salvarsi troppo s’ama e non sa amarsi. Chi fa ben per puro amore, dona a Dio l’anima e il core e qual figlio e servitore sarà unito al suo Signore. Gesù dolce Salvatore sia lodato a tutte l’ore, il supremo e gran motore d’ogni grazia donatore. Amen.”.
Silvia Renzi
Iscriviti alla Newsletter
Ricevi le ultime notizie creative da Il Nuovo Amico.