“Lavorare dove gli altri lavorano”. Insieme. Il motto della Caritas altoatesina, potrebbe essere assunto anche dai politici. Allargato alle molte abilità e condizioni il ‘diversamente’ non dovrebbe essere motivo di divisione e separazione, bensì di unità almeno di intenti. Nello specifico politico tutti operano per il bene comune, seppure nella diversità dei compiti. Sembra di volare sulle ali di un’utopia, in realtà è la strada maestra della formazione all’impegno morale e civile del cittadino. Il giusto contrario di quanto sta accadendo attualmente. Il nostro Paese si trova a un bivio: o si rivolge al passato per ritrovare nel suo ricchissimo patrimonio di civiltà le proprie radici e valori e al futuro, partendo dalla drammatica esperienza della crisi non priva di Luci, di suggestioni e di preziosi suggerimenti, onde riprendere, dopo la bufera, il cammino della speranza. Ovvero si lascia travolgere da questo concitato clima elettorale, per cui elettori e candidati, di ogni genere e grado, sino al punto di offrire il peggio di se stessi. Prevale infatti la logica del conflitto ideologico e della delegittimazione reciproca. Un “guai ai vinti”, a passo ridotto, per il quale tutti ne rimangono sconfitti. Uno spettacolo come questo, che si ripete, non promette niente di buono: la solita stentata governabilità, orfana di idee e di programmazione e lo spettro di una crisi persistente. Si dimostra così come una democrazia immatura sistematicamente regredisce. Difficile affrontare una situazione simile, ma bisogna crederci e tentare. In campo aperto insieme urge riabilitare quella politica di cui abbiamo bisogno e ridarle la dignità che le compete. Ma come?!
Cominciare a scegliere dalla società civile persone nuove, idee e mentalità nuove, schemi nuovi. (Siamo ancora fermi al ’48, non basta affidare il futuro alla memoria e ai valori datati, e per alcuni aspetti ambigui, della resistenza).
Si tratta di rigenerare un’autentica democrazia e impedire qualsiasi degenerazione del potere. I cattolici porteranno il loro contributo laddove si opera, insieme, da qualsiasi parte si pongano e non vendano per un piatto di lenticchie la propria identità se vogliono essere rispettati e credibili, fedeli a quei valori in quanto non negoziabili, destinati a diventare comuni: secondo quella laicità a cui devono attenersi, non solo i cattolici, ma tutte le appartenenze ideologiche, compresi i cosiddetti ‘laicisti’ i quali, ipocritamente, si ritengono esenti.
È importante inoltre che i cattolici si rendano conto che non sono digiuni di dottrina sociale. La loro esperienza secolare sopravvive a tutte le traversie e derive ideologiche del secolo scorso ed oggi patrimonio di tutti, credenti e non credenti. Infine non posso non rilevare quanto la Cei ha affermato nel recente Consiglio permanente come la crisi attuale sia di carattere antropologico, si tratta di ritrovare l’uomo con la sua dignità e identità. Sarà difficilissimo avendone smarrite le coordinate.
Raffaele Mazzoli
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