Come ogni anno nella II domenica di Pasqua si è celebrata nel suggestivo borgo medievale la secolare festa – comprensiva di messa e processione con la sacra immagine – che ha letteralmente mobilitato l’intera comunità.
Una comunità ordinata quella di Ca’ Mazzasette di tradizione secolare. Due sono gli emblemi del Borgo che risalgono all’alto Medioevo: la Torre Cotogna e la chiesa di San Paterniano.
Un po’ di storia. La prima nasce come presidio militare per il controllo della valle del Foglia, ripetutamente contesa tra i Malatesta e i Montefeltro. La seconda sorta dalla devozione popolare, è simbolo dell’amore, del soccorso, dell’accoglienza. Ambedue costruite con materiale raccogliticcio: ciottoli di fiume, pietra arenaria, mattoni e blocchi di marmo del periodo romano precedente, sapientemente combinati dalle laboriose maestranze locali. La Torre è in stato di abbandono. La Chiesa no: i fedeli di ogni tempo, non l’hanno mai abbandonata. Nel XV secolo il Borgo era conosciuto come Villa di San Paterniano: con annesso un ospedaletto per l’accoglienza di poveri e pellegrini. Il nome Mazzasette è di derivazione romana, un recupero archeologico che potrebbe voler dire “borgo a sette miglia da Urbino oppure case di Mutius Septimius”. San Paterniano è stata mantenuta in vita dalla fede e dalle opere dei suoi borghigiani, sorretti dalle preghiere ai suoi santi: Paterniano e Giacomo. Ai quali, nei secoli degli Albani (Sei-Settecento), si è aggiunta la Madonna della Misericordia. Quadro, ormai simbolo della Comunità, restaurato nel secondo Ottocento (come è scritto nel retro) e, da allora, è portato in processione nelle strade principali del Borgo, con la partecipazione di tutti, senza distinzione di ceto e di genere. Come nella festa di oggi.
La festa. Come preparazione al grande giorno la comunità ha vissuto un triduo di preparazione che è culminato sabato sera con il concerto del gruppo Gospel urbinate “OMAIGOD”. La messa della domenica in Albis (o della Divina Misericordia) è stata celebrata dal Vicario Generale don Daniele Brivio, assistito dal parroco don Andreas Fassa, accompagnato da un coro tutto femminile, bravo e collaudato. Superata la secolare inabilitazione delle donne ai riti organizzativi, nella festa di oggi il loro apporto è determinante. Un passo avanti verso la parità di genere e di testimonianza. In tutto il borgo, i festoni bianco azzurri lungo le strade della processione, le immagini della Madonna della Misericordia e dei Viva Maria, alle finestre e sui balconi, indicano una collaborazione feconda di tutto il paese. Per ricordare che il principale bene comune è quello della concordia e della pace. Stiamo attraversando un periodo difficile e martoriato da guerre, da disuguaglianze, da egoismi, dagli assilli di risultati immediati. Don Daniele non ha nascosto le difficoltà del momento che devono essere affrontate con quello spirito che esprime il prezioso dipinto della Madonna della Misericordia, una parola che viene dal latino, che sintetizza fede e preghiera, da non disgiungere dalle opere, per i miseri e gli indifesi, più efficaci se maturano nel cuore, perché diventano testimonianze per le future generazioni. Papa Francesco, ai vescovi marchigiani in visita ad limina, ha indicato che, per invertire la rotta contro il capitalismo trionfante di oggi e il falso problema dell’intelligenza artificiale, è importante partire dalle periferie. Ca Mazzasette è sulla buona strada.