Sacri ricami
Dobbiamo essere riconoscenti a quelle persone che curano le numerose chiese e oratori, in modo assiduo e disinteressato, magari solo aprendole al mattino e chiudendole alla sera. L’apertura delle chiese favorisce sia la devozione di molti e la curiosità di altri ed offre anche l’occasione per ammirare le immagini oleografiche e i tesori artistici in esse custoditi. A questo proposito può essere un opportunità quella di mettere in mostra gli oggetti preziosi in esse raccolti nel corso dei secoli. “Sacri ricami”, potrebbe essere il titolo di una esposizione, suggeritami da vari cittadini, di oggetti come tovaglie per altare, lini ricamati, coprì ostensori o copri calici o”brevi” da indossare durante le cerimonie. Ne ho adocchiato alcuni veramente delizioso ricamati su stoffa, con arte, a fili colorati e dorati certamente opera dei due monasteri di Urbania, quello delle Clarisse di Santa Chiara e l’altro delle Benedettine di Santa Maria Maddalena. È il caso di riconoscere la ricchezza di fede e di arte nella nostra popolazione.
L’albero di ciliegie
Una domenica, per andare alla Messa all’Orsaiola, nella chiesa io e un mio amico, tutti e due di 7 anni, passammo per la Petrella in una giornata di sole, dove abbiamo visto un grosso albero di ciliegie. Sarebbe stato strano se non ci fossimo fermati a farne una scorpacciata; purtroppo all’improvviso uscì fuori dalla casa la perpetua del parroco, Filomegna, che bruscamente ce le tolse di bocca e ci impose di andare via. C’è da aggiungere che tuttavia il proprietario del ciliegio era un certo Tugnin de Giambrulla come raccontava il contadino vicino di casa, uno degli otto figli che allora soffrivano la fame e che prendevano d’assalto il suo albero ricco di ciliegie come facevano le sturbe di bambini della zona, senza che nessuno li sgridasse. È lui era contento.