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      Home » Libertà femminile tra luci e ombre
      Editoriale

      Libertà femminile tra luci e ombre

      RedazioneDi RedazioneNessun commento3 minuti di lettura
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      “Dall’Afghanistan all’Occidente” grande partecipazione per il convegno organizzato da Unilit e Udi nella sala consiliare del Comune di Pesaro

       Convegno. Venerdì 29 aprile, grazie al patrocinio del Comune, della Provincia di Pesaro e Urbino, e della “Fondazione XXV Aprile”, presso la sala del Consiglio comunale di Pesaro sì è tenuto il convegno “Dall’Afghanistan all’Occidente- La Libertà femminile tra le luci e le ombre dei diritti e delle leggi”, organizzato dall’Unilit (Università Libera Itinerante collegata all’Università degli Studi di Urbino) e dall’associazione Udi (Unione Donne in Italia).

      Interventi. Antonella Pompilio, responsabile Udi di Pesaro ha aperto i lavori. Sono seguiti i saluti di Camilla Murgia, assessora alla Crescita e alle Pari Opportunità del Comune di Pesaro e Romina Pierantoni, consigliera di parità della Provincia di Pesaro-Urbino. La Presidente dell’Unilit, Maria Rosa Tomasello, ha espresso il suo entusiasmo per la collaborazione Udi/Unilit, affermando che l’Unilit ha a cuore i diritti della persona e il rispetto degli stessi. La società complessa nella quale viviamo necessita di persone attente, riflessive capaci di leggere e interpretare gli avvenimenti che caratterizzano il nostro tempo, al fine di agire e progettare il futuro. Là dove la donna soffre, è mortificata, non rispettata, strumentalizzata è la persona, come realtà metafisica, che perde la sua dignità che deve essere difesa e salvaguardata.

      Limes. Il presidente dell’associazione “Limes” di Pesaro, Gabriele Falciasecca, ha illustrato la condizione geopolitica dell’Afghanistan che, dopo venti anni di presenza Nato, ha raggiunto risultati positivi nella scuola, nei diritti delle donne, pur limitati alle grandi città nelle quali, però, si evidenzia un alto tasso di corruzione, lasciando la campagna alle vecchie consuetudini tribali dominate dai talebani. Dopo gli accordi di Doha, i talebani si sono subito insediati al potere, costituendo uno stato islamico governato dalla Sharia più estremistica, all’interno di una situazione di spaventosa povertà crescente. Sulla donna sono piovute infinite limitazioni: divieto della frequenza della scuola superiore, divieto al lavoro, agli spostamenti, ai contatti umani. Le donne sono relegate al solo compito di partorire figli e provvedere alla loro educazione nel rispetto dei principi islamici.

      Pangea. Simona Lanzoni, vice presidente dell’Onlus “Pangea”, attivista nel campo della salvaguardia e promozione dei diritti delle donne, dei diritti umani, del contrasto alla discriminazione di genere, ha fornito una documentazione drammatica della situazione femminile in Afghanistan. Ha mostrato immagini di donne che attraverso il lavoro e l’assunzione di microcrediti provvedono, in modo eroico, al sostegno della propria famiglia All’instabilità politica, provocata dal ritorno del regime talebano, si è sommata la siccità che da tre anni ha colpito il paese, riducendo de l40% la produzione agricola. I salari bloccati e l’innalzamento dei prezzi dei generi alimentari stanno provocando una crisi umanitaria senza precedenti.

      Udi. Infine, l’intervento di Pina Nuzzo, già delegata nazionale Udi dal 1999 al 2011, ha permesso di allargare lo sguardo all’Occidente, rilevando luci ed ombre anche nella nostra cultura in cui tanti sono ancora i punti da rivisitare, ridefinire, aggiustare e recuperare. La relatrice ha ricordato la legge 194 non come legge sull’aborto, ma legge per l’autodeterminazione, che doveva essere accompagnata dall’opera dei consultori che hanno fallito nel loro intento. L’importanza dell’educazione alla genitorialità in alternativa alle educazioni sessuali o sentimentali. Ha sottolineato inoltre le storture della legge 54 sulla bigenitorialità che troppo spesso strappa i figli alla cura della madre o permette al genitore violento di rifarsi sulla vita dei figli per colpire la madre. Da rivedere anche il valore del corpo riproduttivo della donna, restituendo alla maternità il ruolo di privilegio e responsabilità.

      A CURA DELLA REDAZIONE

      diritti della persona diritti delle donne diritti umani discriminazione parità Udi Unilit
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