L’imposizione delle ceneri ricordano la precarietà della vita terrena ed invitano ad un impegno penitenziale per riconciliarci con il Signore. E’ ancora oggi, un rito molto sentito e partecipato, sia in città che nelle comunità rurali. Nell’Arcidiocesi, a partire dalla Cattedrale fino alle diverse parrocchie delle Unità Pastorali, come a Mazzaferro, tanti fanciulli, giovani ed adulti hanno partecipato con convinzione e fiducia alla celebrazione liturgica. Come da tradizione questa data segna il passaggio dalle feste di carnevale, al tempo di riflessione, di discernimento e purificazione. E’vero che in questo periodo c’è stato poco da festeggiare: alle limitazioni, alle paure e ai lutti imposti dalla pandemia, si sono aggiunte le angoscianti preoccupazioni per la guerra in Ucraina.
Un conflitto così pericoloso nel cuore dell’Europa, carico di dolore, di vittime innocenti e di foschi presagi, richiede un’intensificazione di preghiere e suppliche al Signore affinché illumini i governanti, in modo che dalle tenebre sorga il giorno nuovo. In questo giorno, almeno cinque sono state le parole più significative che abbiamo ascoltato: deserto, conversione, Vangelo, preghiera e digiuno. La nostra fragilità umana, simboleggiata dalla polvere che abbiamo ricevuto sul capo, non deve essere vissuta come fonte di paura o di preoccupazione, bensì come un’opportunità di riaggraparci a Gesù, l’uomo nuovo. Il deserto, rappresenta il luogo per eccellenza di solitudine e di arsura, ma anche di purificazione, rinuncia al superfluo, ricerca della verità, ossia dell’incontro con Dio che si rivela e che fa sgorgare la vita anche là dove non potrebbe nascere. La Quaresima non è un periodo triste, cupo, pieno di rinunce, per poi riprendere la vita precedente. Al contrario, dobbiamo viverla come un tempo propizio per entrare in relazione vera con Dio, mettendo Lui al centro della vita, proprio come ha fatto il popolo di Israele. Durante la celebrazione in Cattedrale, il Vicario Generale don Daniele Brivio, ha ricordato il valore di questo periodo forte dell’anno che ci viene donato ogni anno, ovvero la possibilità di riconciliarci con il Signore. «Le Ceneri», ha detto il parroco, «ci ricordano la nostra fragilità, ossia che siamo polvere amata e ci invitano alla conversione, tramite tre particolari esercizi: elemosina, preghiera e digiuno. L’elemosina ci ricorda di non soddisfare solo il nostro “ego”, ma di essere dono e condivisione. La preghiera ci permette di recuperare la nostra relazione con il Signore. Il digiuno ci educa alla rinuncia dei surrogati per concentrarci sulla Parola di Dio».
Di Giuseppe Magnanelli