Fossombrone
di fr. Filippo Maria Caioni, OFMCap
delegato episcopale per la Vita Consacrata
Che sarebbe del mondo se non vi fossero i religiosi?
Nell’ormai lontano 1996, Papa San Giovanni Paolo II ha fatto risuonare nella Chiesa questa domanda, in conclusione alla sua Esortazione Apostolica dedicata proprio alla Vita Consacrata. La sua risposta è eloquente:
Vita consacrata. Al di là delle superficiali valutazioni di funzionalità, la vita consacrata è importante proprio nel suo essere sovrabbondanza di gratuità e d’amore, e ciò tanto più in un mondo che rischia di essere soffocato nel vortice dell’effimero […] La vita della Chiesa e la stessa società hanno bisogno di persone capaci di dedicarsi totalmente a Dio e agli altri per amore di Dio. La Chiesa non può assolutamente rinunciare alla vita consacrata… [..] Alla Chiesa sono necessarie persone consacrate le quali, prima ancora di impegnarsi a servizio dell’una o dell’altra nobile causa, si lascino trasformare dalla grazia di Dio e si conformino pienamente al Vangelo.
Gratitudine. Ecco chi sono i consacrati: persone capace di lasciarsi trasformare pienamente da Dio; non quindi gente che fa qualcosa per il Signore, ma piuttosto il contrario: uomini e donne che, con la consacrazione religiosa mediante i consigli evangelici di castità, povertà e obbedienza, permettono a Dio di fare qualcosa per loro.
È con questo spirito che è stata celebrata in Cattedrale la giornata della Vita consacrata, lo scorso 2 febbraio, alla presenza del Vescovo Armando, che ha presieduto l’eucaristia alla quale hanno partecipato tutte le componenti della Vita consacrata (suore, frati, monaci) provenienti da ogni parte della diocesi. Il Vescovo, dal canto suo, ci ha esortati, attraverso il magistero di Papa Francesco, con queste tre parole: incontro, stupore e gratitudine.
Vocazione. «I consacrati e le consacrate sono chiamati innanzitutto ad essere uomini e donne dell’incontro – ha detto il vescovo Armando nell’omelia della Messa – La vocazione, infatti, non prende le mosse da un nostro progetto pensato “a tavolino”, ma da una grazia del Signore che ci raggiunge, attraverso un incontro che cambia la vita. Chi incontra davvero Gesù non può rimanere uguale a prima. Egli è la novità che fa nuove tutte le cose». E ha concluso: «Com’è bello quando incontriamo il volto felice di persone consacrate, magari già avanti negli anni come Simeone o Anna, contente e piene di gratitudine per la propria vocazione».
Con l’augurio che nella Chiesa non manchino mai persone consacrate, preghiamo il Signore che queste sappiano sempre far trasparire sul loro volto, a qualsiasi età, la gioia e la bellezza dell’incontro che ha cambiato per sempre la loro vita.