1.Antonio Savini consegnò al Monte di Pietà un capitale di 7000 scudi per fondare un ospedale per gli infermi. Il locale scelto fu l’ex convento dei Terziari dove oggi troviamo l’asilo infantile (in fondo a via Garibaldi) e fu aperto nel 1762. Furono scelti due infermieri che dovevano essere “di bona ed onesta vita e timorati di Dio – avranno il puro comodo di abitare nell’ospedale e l’usufrutto dell’orto che dovranno bonificare; custodire scrupolosamente le robe dell’ospedale, specialmente gli infermi; tener pulito l’oratorio; non manchi l’assistenza del Curato ai moribondi; non dar ricetto a persone contumaci sìa pel civile come pel criminale; a ciascun infermo si assegna mezza libbra di carne al giorno, un baiocco di pane e, quando sono senza febbre, si aggiunga una foglietta di vino e mezzo baiocco di pane; vi sia separazione tra uomini e donne”. Nel 1866 l’ospedale fu trasferito dell’ex convento dei frati del Crocifisso dove si trova oggi.
2.”Antonius me fecit”: così si legge attorno al fusto della campana snella ed elegante, seppure non molto grande, di circa 50 cm di altezza. Scrivevo qualche tempo fa che si poteva vedere nell’atrio di ingresso a piano terra del Museo Diocesano e, non mi vorrei sbagliare, proveniente dalla pieve esistente prima di Castel delle Ripe, molto antica forse di Sant’Alessandro in Scopeto, che prese questo titolo dall’ erba spinosa che le nasceva attorno. Quando giungevano i visitatori, la campana si teneva in vista per la caratteristica dichiarazione dell’autore di far parlare la campana ed era un vanto raccontarne la storia. Così il fonditore ignoto mandava, con il suo suono, il messaggio del suo nome ai posteri, facendo parlare direttamente la sua creatura di bronzo, il metallo che sfida il futuro.
Di Raimondo Rossi