Come ben sappiamo è in corso l’anno giubilare e ci sentiamo “Pellegrini di speranza”. Dopo l’apertura della porta santa al carcere di Rebibbia 26 dicembre 2024, c’è stata l’apertura dell’anno giubilare per gli istituti penitenziari dell’Emilia-Romagna e Marche con il cardinale Maria Matteo Zuppi alla Dozza (Bologna) il 27 gennaio 2025. Erano presenti i cappellani delle carceri, i detenuti e alcuni operatori e volontari.
A Fossombrone si è tenuta la celebrazione eucaristica presieduta dal cappellano per l’avvio del giubileo. Serviva, però, un momento solenne per vivere questo evento così importante. In accordo con il Vescovo Andrea e la direzione dell’istituto, la mattina di sabato 24 maggio è stato organizzato un momento di preghiera, riflessioni e testimonianze molto bello e significativo.
Inoltre, come ogni due anni (prima della GMG), lo stesso giorno c’è stata la visita della Madonna di Loreto e del Crocifisso di San Damiano. Questi segni così significativi, ancóra della speranza per tutti noi e in modo particolare per chi è privo della libertà personale, sono entrati in processione con don Francesco Pierpaol, alcuni volontari e alcuni ragazzi della Pastorale Giovanile che hanno, poi, animato con il canto. Presente anche il presidente della provincia Giuseppe Paolini oltre alle autorità del carcere, dal direttore agli operatori dei vari servizi e aree. Naturalmente non potevano mancare i membri dell’equipe della cappellania che hanno curato la preparazione dell’evento insieme a don Francesco. Non dimentichiamo gli ospiti, i detenuti che hanno partecipato volentieri a questa iniziativa in loro favore, in attesa di vivere proprio il giubileo dei detenuti previsto per il 14 dicembre 2025.
Ci siamo lasciati guidare principalmente dalle indicazioni della bolla d’indizione dell’anno santo “Spes non confundit” soprattutto il numero 10 in cui il Santo Padre sottolineava: “Nell’Anno giubilare saremo chiamati ad essere segni tangibili di speranza per tanti fratelli e sorelle che vivono in condizioni di disagio. Penso ai detenuti che, privi della libertà, sperimentano ogni giorno, oltre alla durezza della reclusione, il vuoto affettivo, le restrizioni imposte e, in non pochi casi, la mancanza di rispetto…”.