Ripensare all’educare oggi, in particolare nel contesto della comunità cristiana, è stato il tema che ha fatto da filo conduttore all’incontro dal titolo “Educare oggi”, tenutosi venerdì 11 aprile nella sala della fraternità della parrocchia di Cuccurano e organizzato da Acli provinciali aps, Oratorio “La Stazione”, Storia Nova, Azione Cattolica Diocesana, CSI, Ufficio Catechistico Diocesano e dal Servizio Diocesano di Pastorale Giovanile.
Comunità. Dopo i saluti di Maurizio Tomassini, membro del Consiglio Nazionale Acli, il quale ha sottolineato l’importanza di questi incontri che pongono al centro importanti questioni come, ad esempio, quello dell’educazione delle nuove generazioni, la parola è passata a Johnny Dotti, pedagogista, imprenditore sociale e docente all’Università Cattolica di Milano. Con stile provocatorio Dotti ha posto l’accento sull’importanza della comunità e dell’educare.
Educare. “Senza comunità – ha affermato – non si viene al mondo. Educare è custodire il mistero del figlio e accompagnarlo proprio a venire al mondo perché il figlio è un mistero, è una domanda fino alla fine. Educare significa generare senso, non solo fornire strumenti e tutto ciò richiede tempo, necessita di mettersi in relazione, in ascolto profondo: in una parola serve autenticità”. Dotti ha posto l’accento sulla corresponsabilità nell’educare perché non si può delegare questo ruolo solo agli addetti ai lavori, ma è necessario creare alleanze educative tra genitori, animatori, ragazzi, insegnanti, territorio. Educare è davvero “roba seria”: richiede coraggio, visione, comunità e, soprattutto, richiede di credere nelle meraviglie che accadono quando qualcuno si prende cura di qualcun altro.
Futuro. Dotti ha anche invitato a cambiare vocabolario. Le parole per l’educazione del futuro sono: incontro, fiducia, gratuità, fratellanza, generatività.
Comunità educante. Pier Paolo Inserra, ricercatore, formatore e responsabile del progetto “Storia Nova”, si è soffermato sul concetto di comunità. “Il problema non sta tanto nel fatto che la comunità non esista, ma quanto nell’idea che ce ne siamo fatti, spesso parziale, distorta, artificiosa. Come educatori, adulti e volontari, non ci troviamo all’interno di un contesto che preclude la possibilità di stare in una comunità, ma diamo a questa realtà un nostro concetto poco praticabile”. Inserra ha posto la domanda su cosa sia possibile fare a fronte di tutte le difficoltà che viviamo nel comprendere l’idea di comunità educante. La risposta sta nella riduzione del rischio di implosione di una rete sociale e educativa, nel non restare imprigionati nei riti e nelle illusioni dei grandi cambiamenti strutturali, e, in positivo, nella partecipazione, nel dialogo e nella costruzione di percorsi condivisi da più soggetti.