Ancora un appuntamento nell’ambito del “Mese per la Vita”, giunto alla sua seconda edizione: sabato 3 febbraio si è tenuta la Veglia per la Vita presso la Parrocchia di Santa Maria a Rosciano. Tante le persone presenti per condividere l’esperienza di preghiera e di riflessione sul tema della vita e della sua accoglienza nelle diverse fasi.
Testimonianze. Alla presenza del Vescovo Andrea si sono incontrati i volontari del CAV (Centro di Aiuto alla Vita) e del Movimento per la Vita di Fano, i quali hanno condiviso la preghiera e le testimonianze, ricordando, a poche settimane dalla conclusione della sua vita terrena, il ginecologo Girolamo Martino, Giro per gli amici, fondatore e primo presidente del CAV di Fano. Dopo la testimonianza di una amicizia autentica da parte del dottor Francesco Amaduzzi, membro di entrambe le associazioni, le volontarie del CAV, con la loro presidente Pamela Salucci, hanno ripercorso alcune delle storie di accoglienza della vita nascente riprese dai messaggi ricevuti dal dottor Martino nel corso degli anni, testimonianze commoventi ma, soprattutto, portatrici di speranza anche là dove la speranza sembra svanire.
Cure palliative. A seguire la dottoressa Rita D’Urso, medico palliativista dell’Hospice di Fossombrone, ha sottolineato ai presenti la bontà ed il valore delle cure palliative che non sono cure di rango inferiore, ma l’autentica testimonianza di come tutti i pazienti possano, anzi debbano, essere curati anche quando non è possibile attendersi la guarigione: la cura è per tutti, tanto più per coloro che sono più fragili. La etimologia della parola “palliativo” rimanda al “pallium”, al mantello, che rappresentava da un lato la dignità e il rango di coloro che, in epoca romana, lo indossavano, dall’altro lo strumento per ripararsi dal freddo e per proteggersi: il pensiero è andato a San Martino di Tours che divise con la spada il suo mantello per darne una parte al povero mendicante.
Sapienza. Il Vescovo Andrea, nell’omelia, ha sottolineato la necessità che nelle inevitabili scelte che la vita ci pone davanti si adoperi il parametro della “sapienza”: ricordando la vicenda di Salomone che, di fronte alla contesa di due donne che rivendicavano un figlio come proprio (ma solo una delle due era la madre, l’altra lo rivendicava come possesso), propose di dividere in due con la spada il piccolo bambino: la spada dunque come strumento capace di dare la morte ma al tempo stesso anche come strumento della sapienza, che permise a Salomone di smascherare la bugiarda e restituire il figlio alla vera madre.