A pochi giorni dall’ordinazione, mi scopro in quell’atteggiamento di attesa e di stupore che aveva caratterizzato soprattutto i primi passi del mio cammino in seminario. La sensazione di essere stato svegliato bruscamente per partire per un viaggio, un viaggio desiderato e pianificato da tempo, nell’imminenza del quale emerge però l’impressione di aver dimenticato qualcosa, o la difficoltà di far entrare nella valigia tutto ciò che serve: questa è forse l’immagine che descrive meglio il mio attuale stato d’animo, molto simile a quello che, ormai sette anni fa, accompagnava i primi passi di un percorso totalmente nuovo, intrapreso dopo aver abbandonato il mio lavoro da impiegato.
Seminario. L’esperienza del seminario mi ha aiutato a riorientare continuamente la mia vita verso il Signore, lasciandomi a poco a poco trasformare da lui nei miei desideri e nelle mie priorità. Ma quando si parla di seminario non bisogna pensare solo alla struttura fisica o a uno stile di vita quasi da reclusi. Seminario è stato, per me, uno straordinario ampliamento di orizzonti, nell’incontro con la bellezza della teologia, nell’esperienza una vita comunitaria veramente impregnata di preghiera e condivisione fraterna, nella possibilità di conoscere persone e realtà nuove nell’ambito della Diocesi e delle parrocchie. Nei giorni scorsi, scorrendo la rubrica telefonica per informare quanti mi conoscono della mia ordinazione, mi sono reso conto ancora una volta di quanto la mia vita sia diventata ricca di relazioni belle e incentrate sul Signore: una rete dalla quale mi sento sostenuto e che mi richiama alla necessità di dedicare alle amicizie più tempo di quanto io abbia generalmente saputo fare.
Amore di Dio. Questi anni hanno scolpito in me la convinzione che tutto parte dall’amore di Dio, amore ricevuto da sempre, che si trasforma in amore da donare. Ho iniziato, pian piano, a capire cosa significa guardare me stesso e la mia storia con gli occhi di Dio, per poter donare anche agli altri lo stesso sguardo. Ho imparato a gustare la gratuità con cui tutto questo mi veniva incontro, per ricordarmi di ragionare in termini di gratuità e non di efficienza.
Cammino. Ho cominciato a intuire, e compreso sempre più chiaramente, che il cammino della santità è un cammino da fare insieme, e ciò significa che bisogna saper lasciare spazio: spazio all’azione di Dio e spazio ai fratelli perché anch’essi possano scrivere un pezzo della mia storia. La convinzione di non essere io il protagonista della mia vocazione si è condensata in una frase che ho scelto per i manifesti della mia ordinazione, tratta dalla liturgia di quel giorno: “Tutto posso in colui che mi dà la forza”. Sì, è proprio così, e l’ho sperimentato più volte nella vita: camminando con il Signore mi sono trovato a fare ciò che per me era inimmaginabile, e sono certo che Lui mi accompagnerà anche in questo momento decisivo del mio cammino e per tutti gli anni in cui mi chiamerà a servirlo.