Riportiamo una sintesi del saluto del Vicario per la Pastorale don Francesco Pierpaoli, a nome della Diocesi, al Vescovo Armando. Il testo integrale è disponibile su www.fanodiocesi.it
Ci sono situazioni in cui non serve dire tutto. A nome di tutti scelgo di parlarti nello stile di sant’Ignazio di Loyola, ovvero: «come un amico parla ad un amico» dando voce alle persone qui presenti e che nell’intero territorio diocesano vorrebbero dirti il loro grazie.
Tanti altri, ora, avrebbero usato stili diversi per salutarti. Io, con semplicità, uso quello che hai imparato a conoscere in questi anni. In questi 16 anni abbiamo sperimentato due tratti della tua persona, tratti che ci accomunano tutti come persone di questo mondo: la tua identità di persona e la tua vocazione di prete e di vescovo. Due tratti che hanno tracciato l’agire di Dio, che è sempre fecondo, impossibile da contare come la spiaggia del mare o le stelle del cielo. È proprio tra la tua identità e la vocazione che si è manifestato il ministero di vescovo a favore della tua sposa, la diocesi di Fano Fossombrone Cagli Pergola. Sono certo che in questi anni sei stato tu don Armando a tenere unita la nostra diocesi. Nessuno si è mai sentito solo. Mi piace qui ricordare che, mentre noi abbiamo continuato a parlare di una cattedrale e tre concattedrali, tu ne hai scelto una quinta e hai sempre detto che quella era la tua cattedrale: la rotonda del carcere di Fossombrone. In questi anni hai parlato con franchezza a tutti e con tutti. Sentirsi feriti dalle parole che usiamo è l’esperienza che facciamo tutti; parole come incoraggiamento nel non essere soli a lottare, sentirsi rincuorati, non abbandonati. Un piccolo esempio. Recentemente la grande famiglia dei genitori con i figli in cielo nel salutarti ti ha letto una lettera che avevi scritto loro nel 2015. Era custodita come una perla preziosa e ti hanno ringraziato ricordandoti le parole che tu stesso gli avevi rivolto, certamente non smentite dai fatti. Intorno alla tua mensa la cura a categorie di persone cosiddette invisibili, dagli ospiti dell’hospice ai detenuti del carcere, dai giovani ai malati, dagli anziani nelle case di riposo ai diversamente abili, dagli omosessuali a chi fa scelte contrarie alla fede: tutti intorno all’altare per rendere grazie a quella carità che prima di essere donata è ricevuta.
Ti ricordiamo come vescovo e resti nostro amico.