Urbino
DI + MONS. SANDRO SALVUCCI*
Basta che ci guardiamo intorno per renderci conto che siamo di colori diversi, di provenienze diverse, con ruoli, ministeri e servizi diversi, sia nella Chiesa che nella società. Mi piace pensare che siamo tutti qui su un monte, condotti da Gesù per fare un’esperienza di Lui, per incontrarci con Lui e riconoscere chi sia davvero Gesù che ci ha attirati tutti a sé. Ogni volta dovrebbe essere così: fare un’esperienza che ci cambia e ci converte. E uscire, scendere dal Monte, anche letteralmente e fisicamente, cambiati, trasformati e toccati nel cuore. Ecco: questo è il desiderio e l’augurio che voglio condividere con tutti voi.
Trasfigurazione. Oggi il nostro cuore è grato al Signore perché questa Parola che abbiamo ascoltata, in particolare il Vangelo, fa da apripista per il nuovo cammino che è davanti a noi e che siamo chiamati a intraprendere come Chiesa. Vorrei soffermarmi in particolare sul Vangelo. Gesù manifesta, con tutta la sua luminosità e splendore, la sua natura divina e lo fa davanti agli occhi increduli di alcuni dei discepoli: Pietro, Giacomo e Giovanni; il numero tre rappresenta anche un po’ la totalità della Chiesa e quindi tutti noi. Gesù si mostra davanti a loro, diventa luminoso e si presenta in tutto il suo splendore. Gli Evangelisti provano a raccontare, tentano di usare parole, ma non riescono a trovare quelle adatte per descrivere l’esperienza che fanno. Gesù si mostra loro trasfigurato, come una grande nube, segno della presenza della protezione di Dio che accompagna il suo popolo. Ma è come se i discepoli vedessero solo da un lato e non dall’altro; infatti sono un po’ confusi e meravigliati. Sono quasi storditi da questa esperienza, ma ascoltano una voce, perché Dio è parola, che dice: questi è il Figlio mio l’amato; in lui ho posto il mio compiacimento: ascoltatelo!
A ciascuno di noi oggi viene rivolta questa parola: ascoltatelo. Torniamo alle sorgenti della nostra fede che fanno bella e gloriosa la nostra terra, l’arte così straordinaria espressa in questa città, in questo territorio. Torniamo alla sorgente: ascoltatelo!
Fidiamoci. Oggi siamo all’inizio di un cammino che forse sotto certi punti di vista ci intimorisce, ci spaventa – a me per primo naturalmente – perché il cambiamento in sé porta sempre un senso di smarrimento di timore per ciò che sarà, insieme anche alla nostalgia legata a quanto abbiamo vissuto finora. Ma il Signore ci indica la via da seguire: questo invito, “ascoltatelo!”, è un invito a guardare avanti. Non vuole dire che “siccome l’avete ascoltato, campate di rendita”. No! Ascoltatelo ora, oggi. Il Signore parla a noi oggi, in questo tempo, con tutte le sfide e le difficoltà che riguardano sia la vita di fede, la vita della comunità ecclesiale, sia la vita della società civile del mondo intero. Dietro a questo invito all’ascolto di Gesù e del suo Vangelo c’è una grande forza e una grande speranza, perché dall’ascolto può nascere qualcosa di nuovo, di mai sperimentato prima. Il Padre ci chiede innanzitutto di metterci in ascolto del Figlio. Un ascolto capace di trasformarci, un ascolto che ci fa compiere una metamorfosi, cioè ci consente di diventare più a sua immagine. I padri della Chiesa dicono che siamo fatti ad immagine e somiglianza di Dio. L’immagine di Dio non si cancella, ma ciò che abbiamo perso a causa del peccato, delle chiusure del cuore, è la somiglianza. E allora c’è bisogno di ripartire e di ritornare. E come si fa a riconquistare e riacquistare la somiglianza perduta? Ascoltando la Sua voce. Ma quell’ascolto ha un significato denso, profondo, come anche, tra l’altro, il nostro linguaggio parlato. Quando noi diciamo ‘un figlio mi ascolta’ oppure ‘non mi ascolta’, non è solo sentire, ma far diventare quella parola linfa vitale, qualcosa che riempie le tue vene, che tocca la tua mente ma non rimane a livello intellettuale, come conoscenza: arriva al tuo cuore e cambia i tuoi sentimenti, le tue emozioni e giunge alle tue mani e ai tuoi piedi. Il Vangelo è una Parola che cambia in maniera profonda se viene accolto. E allora quello che ci è chiesto è di fidarci anche davanti ad un’avventura sconosciuta.
Abramo. Come Abramo: vattene dalla tua terra e va dove io ti mostrerò. Il Signore Dio non gli aggiunge nessuna spiegazione, non gli mette il punto di arrivo, non gli imposta la destinazione sul navigatore. “Va’ dove io ti mostrerò”. Abramo avrebbe potuto dire: Signore siccome, non mi fai vedere tutto, non mi fai lo spoiler del mio destino e del mio traguardo, io non ti seguo. Avrebbe potuto rimanere con i suoi idoli nella sua terra. Invece accetta la sfida, si fida. Sa osare. Oggi la nostra Chiesa ma anche la nostra società e il nostro mondo, chiede il coraggio di osare. Percorsi nuovi suggeriti dallo Spirito, suggeriti dal Vangelo. Ascoltatelo! Abbandonarci alla sua volontà perché, come dice il Salmo che abbiamo pregato, Egli è nostro aiuto e nostro scudo. Seguire Lui ci trasforma, ci fa fare metamorfosi. Trasfigura non solo la nostra esistenza ma anche quella della società e del mondo. La proposta è impegnativa, ma il Signore non ci lascia soli.
È bello che a un certo punto si spengono i fari e l’esperienza di trasfigurazione così stordente, cessa. Pietro non sa che cosa dire: “facciamo tre capanne, rimaniamo qui. È bello stare qui…”. Non vorrebbe scendere dal Monte, tornare nella valle di lacrime – diciamo così – della vita faticosa, dei sentieri pieni di fango. Ne farebbe volentieri a meno. Però si spengono i fari, cessa questa esperienza straordinaria di visione, e dopo le parole del Padre i discepoli cadono con la faccia a terra, vengono presi da grande timore. E Gesù che cosa fa? Si avvicina a loro, li tocca e dice “alzatevi, non temete, alzatevi!”. Non dice: andate perché io resto qui, non resta chiuso nel tabernacolo. Gesù ci segue, perché ormai ha trasformato la tua vita, ha trasformato il tuo cuore, abita in te, abita nella comunità. Certo non è facile camminare con fiducia quando la strada si fa incerta, quando non sai che cosa ti aspetta. L’atto di fede che il Signore ci chiede è come quello di Abramo, di lasciare la sua terra e le sue sicurezze per una terra che Lui ha preparato e che lo farà diventare una grande nazione benedetta da Dio. “Esci dalla sua terra e tu sarai una benedizione per gli altri”. Qui le cose sono due: o ci fidiamo o non ci fidiamo. Se non ti fidi rimani lì, fermo. Non succede niente. Se ti fidi ti esponi al rischio, osi; ma se lo fai con discernimento, con sapienza, con saggezza guidato dalla luce dello Spirito, produce cose che non immagini e che non vengono da te. Non bisogna poi gloriarsi e dire “quanto sono stato bravo”. No. È solo opera di Dio.
Maria del cammino. Per arrivare qui ho vissuto un pellegrinaggio dal santuario del Pelingo. Mi sono affidato alla Madonna perché era una grande camminatrice. È partita da Nazareth per trovare sua cugina: un percorso di 140 Km. Un viaggio di almeno una settimana a piedi. La Madonna è la Madonna del Cammino e quindi ho detto: partiamo da lei! E allora ho iniziato con i giovani della diocesi, da una parte per conoscerci, dall’altra anche per intraprendere idealmente con loro questo cammino. È nato quasi per caso questo incontro e molti ragazzi, soprattutto scout, mi hanno accompagnato lungo il cammino. Quale modo migliore per affrontare il cambiamento se non quello di guardare ai giovani? Eccoli! Invitiamoli a camminare, e facciamolo insieme a loro. Permettiamo a loro, al loro ardore, di manifestarsi. Quando si intraprende un nuovo cammino è necessaria curiosità e un pizzico di sana incoscienza. I giovani in questo sono maestri. Ieri mattina siamo partiti da lì, con un piccolo gruppo di persone che poi via via è andato crescendo, alla volta del Santuario del Sacro Cuore di Gesù e ho pensato: è come se Maria ci avesse accompagnati all’incontro con il cuore del Cristo. Abbiamo fatto tappa a Fermignano e in altri luoghi scelti con voi. Una volta i vescovi entravano a cavallo, ma a piedi si gusta meglio il terreno, i volti, i compagni di viaggio: è bellissimo. Vi racconto questo come una metafora, perché oltre al fatto che è meno faticoso quando si fa un’esperienza del genere insieme, è anche più difficile procedere quando non si vede chiaro attorno. Mi sono fidato delle guide del Cai perché mi mostravano il territorio, le montagne, i sentieri le località. Quando siamo partiti ieri mattina come sapete il cielo era ancora molto nuvoloso. Le montagne erano avvolte da una densa foschia. Un po’ come accade anche con le scelte che facciamo. All’inizio sembra tutto confuso, così indefinito, così incerto. Però ci fidiamo, e cosi vai avanti, sali sul monte ed è faticoso, ma il Signore te lo chiede perché ci aspetta un qualcosa di nuovo. Man mano che salivamo, il cielo si schiariva ed è uscito il sole. Quello che oggi ha illuminato questa giornata.
Luce nella notte. San Paolo dice che ciò che noi saremo non è stato ancora rivelato, però ascoltando Gesù e meditando la Parola prenderemo la sua forma. Saremo noi trasfigurati, vivremo la metamorfosi nella nostra vita che, nella fiducia di Gesù, cambia e diventa sempre più simile a quella di Cristo. Il cristiano è uno che grazie al battesimo e poi nel percorso della vita, diventa sempre simile a Cristo, conforme a lui. Iniziamo questo cammino come Chiesa di Urbino, Urbania, Sant’Angelo in Vado, mettendoci in ascolto come popolo di Dio fiducioso nel Suo amore che salva e che rende luminosa ogni notte. Mi sono venute in mente le parole di San Lorenzo diacono e martire “la mia notte non ha oscurità, ma tutte le cose risplendono nella luce”. La fede pasquale sostenga il nostro cammino personale di Chiesa, di comunità civile e ci doni quella speranza di saper intravvedere la luce nella notte. Sia lodato Gesù Cristo!
* Dall’Omelia in occasione dell’insediamento del neo Arcivescovo – Urbino 5 marzo 2023