Il Vangelo ancora una volta è tornato sulla figura del Messia atteso, l’Agnello sacrificale che offre la sua vita in riscatto dell’umanità. Il Battista ci conferma, tramite la sua testimonianza oculare che in Gesù, al fiume Giordano, egli ha «contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di Lui», e poi ha aggiunto di «aver visto e testimoniato che questi era il Figlio di Dio». Dal vedere scaturisce la testimonianza. Nei tribunali, nei processi ed anche nella giurisprudenza di tutti i tempi, i testimoni oculari sono quelli più credibili, ossia sono i diretti conoscitori dei fatti accaduti e della loro trasmissione. Giovanni, dopo aver amministrato il battesimo a Gesù, ha reso testimonianza di quell’evento, ma soprattutto, rendendosi conto della sua figura, ovvero l’Agnello di Dio, gli ha poi dato credibilità con il martirio. Quando Gesù scende nelle acque del Giordano, permette a chi lo voglia, di riconoscersi in Lui e di trovare nel suo agire, una strada che possa condurlo alla liberazione. Egli toglie, ovvero si fa carico del peccato dell’uomo perché accoglie su di sé ogni ingiustizia, ogni sofferenza e quindi insegna
che non si può amare senza sporcarsi le mani con il male dell’altro. Non è venuto come un monarca assoluto a liberare il popolo dal dominio di Roma, come speravano le classi dominanti di Israele, bensì come Agnello a servire e liberare l’uomo. Questa è la salvezza da accogliere; è un dono che ci chiama a metterci in gioco, a riorganizzare le priorità della nostra vita, alla luce del Suo dono gratuito. Le nostre opere acquistano valore soltanto se servono a manifestare l’agire di Dio. «Il Signore», ha detto padre Luca Gabrielli, «si é fatto Agnello per noi! Che caratteristiche ha l’agnello? E’ mansueto, mite e docile. Ecco l’identikit di Gesù. Egli non vuole imporre la sua forza, ma propone la sua tenerezza a tutti, come dice papa Francesco». E ancora: « Davvero non si può desiderare di più, ossia essere liberati dal peccato e ricevere la tenerezza e l’amore di Dio». A tal proposito S. Caterina da Siena amava ripetere: «Chi è quello stolto che osa rifiutare un’offerta d’amore così grande?». Il parroco ha quindi invitato tutti a cogliere questa offerta valida per tutto l’arco della vita. «Sta a noi approfittarne: prima lo faremo, prima risorgeremo alla vita nuova di Cristo», ha concluso padre Luca.