All’interno della solenne celebrazione vissuta sabato in cattedrale, c’è “quasi” uno scatto fotografico che ha tutto il calore del focolare domestico: il momento in cui Luigi Fedrighelli, ormai diacono, dopo l’abbraccio di pace con l’Arcivescovo ed gli altri diaconi, si reca ad abbracciare la moglie Claudia e la figlia Rachele, commosse ed emozionate almeno quanto lui. Lo stesso Luigi, nel suo saluto al termine della celebrazione, ha in qualche modo spiegato il senso di tale abbraccio: «Innanzitutto desidero ringraziare la mia famiglia, mia moglie Claudia e mia figlia Rachele, perché è all’interno della nostra preghiera quotidiana e della spiritualità del focolare domestico che è nata, si è rafforzata e mantenuta la mia vocazione. Mia moglie Claudia è stata per me maestra nella costanza e nella perseveranza della preghiera». Anche mons. Tani in un passaggio fondamentale della sua omelia aveva espresso e raccomandato all’ordinando il medesimo stile “domestico” quale fondamento di una vita ministeriale e cristiana solida: «Con tua moglie Claudia e tua figlia Rachele curerai innanzitutto la tua Chiesa domestica, perché
da lì trarrai le più forti energie anche per servire la Chiesa: continuando a pregare insieme e partecipando insieme all’eucaristia, nell’amore familiare troverai quell’armonia che ti permetterà di essere a disposizione degli altri con serenità e gioia». Senz’altro un programma di vita che travalica i confini del ministero diaconale e che si adatta perfettamente ad ogni vocazione, ad ogni servizio e ministero all’interno della Chiesa: tanto in parrocchia quanto a livello diocesano. Un lungimirante cammino di fede e di testimonianza possibile per tutti, nessuno escluso.
La famiglia quale fonte dei ministeri nella Chiesa, quindi, per dare forma e sostanza – a partire dalla Chiesa domestica – ad una Chiesa tutta ministeriale, come profeticamente scriveva mons. Ugo Donato Bianchi nella nota pastorale per l’anno 1994-1995: «I genitori sono sacerdoti che santificano la propria casa e sono servi [cioè diaconi] di Cristo e della Chiesa per la crescita di questa nel mondo». Ed è questo che sta cercando di fare anche la nostra arcidiocesi di Urbino – Urbania Sant’Angelo in Vado con il Sinodo Diocesano, attraverso il quale – con l’apporto di clero, laici e movimenti ecclesiali – si sta interrogando su nuove strade di evangelizzazione, in collegamento e comunione con il cammino della Chiesa italiana ed Universale.