Pesaro città della cultura ma anche della pace, della fraternità e della giustizia
Dopo l’ordinazione l’arcivescovo ha salutato la città in piazza del popolo davanti a circa mille persone e alle autorità local
Al termine della Messa di ordinazione in Cattedrale, monsignor Salvucci seguito da una folla festante di circa mille persone e dalla banda di Candelara, si è recato in piazza del Popolo per un saluto alla città. Lungo il suo percorso ha camminato su una bellissima infiorata realizzata dai ragazzi degli oratori raffigurante lo stemma scelto per il suo ministero episcopale.
«È riuscito subito a trasmettere grande speranza – ha detto il sindaco Matteo Ricci – la nostra è una comunità forte, testarda, che non molla mai. Ma ha anche tanti problemi a causa dei nuovi disagi, soprattutto giovanili, e dell’incertezza socio-economica che stiamo vivendo». Poi il Sindaco ha citato il motto dello stemma dell’arcivescovo Sandro “Maior est caritas”. «Una frase che sarebbe piaciuta molto a Don Gaudiano – ha detto Ricci – il prete degli ultimi, la cui tradizione continua a vivere a Pesaro». Infine il ricordo alla recente nomina di Pesaro a Capitale Italiana della Cultura 2024 con il pensiero all’Ucraina e al desiderio di pace. La giornata si è poi conclusa con un rinfresco aperto a tutti nei giardini di Palazzo Baldassini.
Riportiamo a seguire il saluto di monsignor Salvucci in piazza del Popolo.
Partiamo dall’attenzione agli ultimi
Mi associo alle sue parole, Sindaco, perché mi veniva proprio in mente questo: “Città della cultura 2024”. L’augurio è che collaborando in maniera intensa e feconda possiamo far sì che Pesaro sia la città della cultura, della pace, della fraternità e della giustizia. L’augurio è di lavorare assieme. D’altra parte il Vangelo di Cristo è un buon alleato perché Gesù è l’immagine dell’uomo pienamente realizzato perché la sua vita è unicamente donazione di sé, la vita di Gesù è “per”. Non per se stesso, non salva se stesso ma dà la sua vita per la salvezza di tutti. Quindi chi meglio di Gesù Cristo e del suo Vangelo possono esserci guida anche sotto il profilo umano per cercare il bene di ogni uomo. E mi sembra che questa attenzione verso gli ultimi sia una prerogativa indispensabile per chi amministra la cosa pubblica, per chi svolge una funzione pubblica a tutti i livelli, civile e militare, perché se si ha attenzione per l’uomo, se si parte dagli ultimi, si è sicuri che si ha un’attenzione verso tutti. Se invece non si ha questa attenzione si rischia di dimenticare, di emarginare, di scartare. Quindi l’augurio è di camminare insieme da qui, nei prossimi anni, nel tempo che Dio ci donerà. Io sono un discreto camminatore per cui mi affiancherò, insieme alla comunità cristiana, al cammino della comunità civile e poi in fondo c’è anche un’osmosi profonda. Quindi grazie di cuore. Io ringrazio tantissimo anche per questa manifestazione di affetto, di accoglienza, anche attraverso questi segni forti, solenni, di tutta la città attraverso le sue istituzioni civili e militari che partecipano di questo giorno di questa festa. È una festa che non è per me. Io rifuggo dai riflettori, per quanto adesso sono accesi, non so quante foto ho dovuto subire in queste settimane. L’ho fatto nel desiderio, nella speranza che quello che stiamo vivendo sia una festa di popolo. Siamo nella piazza del Popolo. Che sia davvero una festa del popolo, del popolo di Dio, del popolo che abita questo pianeta dell’umanità, questa porzione di umanità che abita a Pesaro che io mi appresterò a conoscere giorno dopo giorno.
Mi ha bloccato il cappellano del carcere dicendo: “Lei deve venire… Dobbiamo…”. Avrò davvero grandissimo piacere di iniziare a venire a contatto con le realtà di fatica, di sofferenza, quelle più nascoste, quelle degli ultimi. Grazie [a Matteo Ricci] per gli esempi che ha citato. Il motto che ho scelto mi è venuto spontaneo perché che cosa c’è di più grande della carità, dell’amore? Credo che su questo motto ci possiamo ritrovare tutti, credenti di diverse fedi e ci possiamo ritrovare anche con persone di convinzioni diverse perché che cosa accomuna tutti noi? È la passione per l’uomo, la passione di Dio. Dio ama l’uomo e allora anche noi dobbiamo mettere tutto noi stessi, tutte le nostre energie per promuovere l’uomo in tutte le sue realtà che vive con attenzione particolare, come ho detto prima, di chi fa più fatica a camminare, di chi rimane indietro. Che siano i primi destinatari della nostra azione, della nostra attenzione. Grazie di cuore a tutti, davvero. Grazie!